(Teleborsa) – L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ma anche clima e salute. Questi i temi al centro seconda e conclusiva giornata del G7, ospitato a Garmisch-Partenkirchen, nel castello di Schloss Elmau. “Le relazioni con la Russia non potranno tornare a essere come prima della guerra in Ucraina” ha affermato il cancelliere tedesco Olaf Scholz accusando il governo russo di aver infranto tutti gli accordi di cooperazione internazionale e sottolineando che quando è accaduto in Ucraina rappresenta un “punto di rottura nelle relazioni internazionali”. “Oggi non è il momento di negoziare” ha sottolineato nel suo intervento il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
“Continueremo a garantire supporto finanziario, umanitario, militare, diplomatico e staremo al fianco dell’Ucraina finché sarà necessario” hanno ribadito il grandi del G7 nella bozza del comunicato finale. C’è l’impegno “ad aiutare l’Ucraina per la fine della guerra della Russia, a mantenere la sovranità e l’integrità territoriale, a difendersi e a scegliere il suo futuro”. Dal G7 arriva un messaggio di condanna all’ “aggressione brutale, non provocata, ingiustificabile contro l’Ucraina dalla Russia, aiutata dalla Bielorussia”. “Continuiamo e continueremo a non riconoscere i tentativi della Russia di riscrivere i confini con la forza”, sottolineano i leader riuniti in Baviera assicurando che continueranno a coordinarsi per provvedere a materiale, training, logistica, intelligence e supporto economico per istruire le forze armate ucraine.
Sul fronte economico, c’è la determinazione a ridurre le entrate della Russia. Nel mirino del G7 lo stop all’importazione di oro russo, strategica fonte di finanziamento di Vladimir Putin per la guerra in Ucraina, con una stretta da quasi 20 miliardi di dollari. Con il 10% del totale – secondo gli ultimi dati del World Gold Council – la Russia è, infatti, il secondo produttore di oro al mondo. Dall’inizio della guerra le esportazioni del metallo prezioso sono aumentate, perché l’élite lo ha utilizzato come bene rifugio per aggirare le restrizioni occidentali. L’oro è, inoltre, la principale voce di esportazione per tutta l’economia dopo l’energia, nell’ordine di quasi 19 miliardi di dollari l’anno. Circa il 5% dell’esportazioni globali nel 2020, secondo la Casa Bianca. La maggior parte, il 90%, destinato proprio ai paesi del G7 che vogliono bandirlo. Il Regno Unito ne ha importato fino a 17 miliardi di dollari, e non a caso proprio il premier britannico Johnson ha affermato che questa misura “colpirà direttamente gli oligarchi russi e il cuore della macchina da guerra di Putin”.
I leader del G7 puntano a indebolire la Russia anche sul fronte della Difesa. Gli Stati Uniti hanno già annunciato l’imposizione di oltre due miliardi di dollari di dazi su centinaia di prodotti russi. Nel dettaglio l’obiettivo del G7 è mettere un argine alla produzione di armi e alla catena di distribuzione russe. La stretta contro Mosca – come ha sottolineato l’amministrazione Biden – mira a “limitare ulteriormente l’accesso a input industriali, servizi e tecnologie chiave prodotti dalle nostre economie, in particolare quelli che supportano la base industriale degli armamenti e il settore tecnologico della Russia”. Washington colpirà le catene di approvvigionamento della difesa russe imponendo sanzioni nei confronti delle principali imprese statali del settore, delle organizzazioni di ricerca e di decine di altre entità e individui legati alla difesa. E limiterà la capacità della Russia di sostituire l’equipaggiamento militare che ha già perso durante la guerra in Ucraina. Il presidente Joe Biden inoltre si appresta ad annunciare un aumento dei dazi su oltre 570 gruppi di prodotti russi per un totale di circa 2,3 miliardi. Quanto ai Paesi Ue del G7, l’adozione di un nuovo pacchetto di sanzioni (il settimo) sarà come sempre possibile solo con l’unanimità tra i 27, quindi bisognerà attendere l’esito del confronto a Bruxelles.
I Grandi del G7 puntano, tuttavia, a un coinvolgimento molto più ampio. Tre dei cinque Paesi emergenti invitati dalla Germania al vertice (India, Sudafrica e Senegal) non hanno, infatti, ancora preso posizione nel conflitto. “Dovranno scegliere da che parte stare”, è il messaggio che arriva dal summit.
Sul fronte del clima i capi di Stato e di governo del G7 e di India, Indonesia, Senegal, Sudafrica e Argentina hanno concordato che lavoreranno insieme per “accelerare una transizione pulita e giusta verso la neutralità climatica garantendo al contempo la sicurezza energetica”.