in

FMI, drastica revisione al ribasso PIL Russia e Ucraina. Italia e Germania le più colpite dell'Eurozona

(Teleborsa) – Il Fondo monetario internazionale ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica globale. La guerra ha determinato una drastica revisione al ribasso per l’economia della Russia e, in maniera ancor più marcata, per l’Ucraina. Ma a risentire del conflitto sono anche i paesi dell’Eurozona, soprattutto Italia e Germania a causa della loro forte dipendenza dalle importazioni di energia dalla Russia. Questo lo scenario tracciato dal Fmi nel World Economic Outlook aggiornato in occasione delle assemblee primaverili.

Per quest’anno il Fmi stima una recessione dell’8,5% del PIL russo, cui dovrebbe seguire una ulteriore contrazione del 2,3% nel 2023. I dati, contenuti nel rapporto segnano un taglio di 11,3 punti sul 2022, rispetto alle previsioni dello scorso gennaio, e di 4,4 punti sul prossimo anno. Per l’Ucraina il Fmi prevede un tracollo del 35% del PIL quest’anno e omette di fare stime più estese “a causa dell’inusuale elevato livello di incertezza”.

Per l’economia globale ora l’istituzione di Washington prevede una crescita del 3,6% sia sul 2022 che sul 2023, con tagli di 0,8 punti sul 2022 e di 0,2 punti sul 2023, rispetto alle stime di gennaio. Sull’eurozona il Fmi prevede 2,8% di crescita quest’anno e 2,3% il prossimo, con tagli rispettivamente di 1,1 punti e 0,2 punti. La Germania, con 1,7 punti di crescita prevista in meno sul 2022, e l’Italia, con 1,5 punti in meno, sono tra le economie avanzate oggetto delle maggiori revisioni al ribasso, da parte del Fmi a causa delle ricadute della guerra in Ucraina e delle sanzioni alla Russia. “Su Germania e Italia ci sono state tra le revisioni più rilevanti” ha confermato Petya Koeva Brooks, vicedirettrice del dipartimento ricerca del Fmi, durante la conferenza stampa di presentazione del Weo. Sulla Francia, invece, meno esposta alle forniture di energia dalla Russia la revisione è stata più tenue: 0,6 punti in meno sulla crescita 2022.

Revisione al ribasso sulle previsioni di crescita anche per Stati Uniti e Cina. Secondo il Fmi quest’anno il PIL Usa segnerà un più 3,7%, mentre nel 2023 la crescita si modererà al 2,3%. I dati, contenuti nel World Economic Outlook, segnano ritocchi al ribasso di 0,3 punti rispetto alle stime di gennaio sia per quest’anno che per il prossimo. Per la Cina ora il Fmi prevede un più 4,4% del PIL quest’anno ma, a differenza di molti altri paesi, una accelerazione della crescita al più 5,1% il prossimo anno. Si tratta di revisioni al ribasso di 0,4 punti quest’anno e 0,1 punti sul prossimo.

In un quadro di generalizzate revisione al ribasso per guerra all’Ucraina e sanzioni contro la Russia ci sono anche alcuni beneficiari in termini di crescita economica. L’Arabia Saudita, secondo il Fmi quest’anno vedrà il PIL balzare del 7,6% e il prossimo registrerà una crescita del 3,6%: si tratta di revisioni al rialzo, rispettivamente, di 2,8 punti e 0,8 punti sulle previsioni del gennaio scorso. E nelle stime contenute nell’ultimo Weo anche la Nigeria vede revisioni al rialzo delle stime di crescita: 0,7 punti in più quest’anno, al più 3,4%, e 0,4 punti in più il prossimo al più 3,1%. Entrambi i Paesi dovrebbero vedere gli introiti derivanti dall’export di petrolio aumentare, con i rialzi dei prezzi.

LE PREVISIONI PER L’ITALIA – Quest’anno il Fmi si attende una crescita del PIL in Italia del 2,3%, dopo il rimbalzo del 6,6% del 2021 seguito al crollo del 9% del 2020, causato da lockdown e misure restrittive anti Covid. Sul 2023, secondo le cifre aggiornate nel World Economic Outlook, il Fmi prevede un più 1,7%. Si tratta, rispettivamente, di tagli di 1,5 punti e 0,5 punti rispetto alle previsioni effettuate lo scorso gennaio. Il Fmi prevede che l’Italia segua un percorso di leggero e graduale miglioramento dei conti pubblici, ma con alcune revisioni in peggio rispetto alle stime precedenti. Dopo il balzo del deficit al 9,6% del PIL sul 2020 di crisi dal lockdown e misure anti Covid e una prima moderazione al 7,2% nel 2021, sul 2022 il Fmi stima un deficit-PIL al 6% e sul 2023 al 3,9%. Più a lungo termine, sull’orizzonte 2027, secondo l’istituzione di Washington il disavanzo italiano scenderà al 2,5% del PIL, sotto quindi la soglia del 3% prevista dal Patto di stabilità e di crescita. Nell’aggiornamento precedente, che risale all’ottobre del 2021, il Fmi indicava un deficit-PIL italiano al 10,2% lo scorso anno, al 4,7% nel 2022 e al 2,4% nel 2026. Passando al debito pubblico, che nel 2020 era salito al 155,3% del PIL e lo scorso anno si era già attenuato al 150,9%, ora secondo il Fmi quest’anno risulterebbe quasi invariato al 150,6%, per poi limarsi al 148,7% nel 2023. Secondo le stime del World economic Outlook, più a lungo termine il debito pubblico italiano si attenuerebbe al 142,9% del PIL. Sei mesi fa il Fmi prevedeva il debito-PIL italiano al 154,8% sul 2021, al 150,4% nel 2022 e al 146,5% nel 2026.

INFLAZIONE – Inflazione in forte accelerazione quest’anno in Italia, nell’eurozona e negli Usa, ma secondo il Fondo monetario internazionale il prossimo anno il carovita segnerà una moderazione. L’istituzione di Washington prevede che sulla media di quest’anno nella Penisola l’inflazione raggiunga il 5,3%, a fronte dell’1,9% dello scorso anno e di un valore addirittura negativo, il meno 0,1% nel 2020 di shock all’economia a seguito di lockdown e misure anti Covid. Secondo le tabelle inserite nel World Economic Outlook, il prossimo anno la crescita dei prezzi al consumo media risulterà più che dimezzata in Italia con un più 2,5%. Più a lungo termine è attesa una inflazione al 2%. Sull’area euro il Fmi prevede un 5,3% di inflazione quest’anno, dopo il 2,6% del 2021, e una moderazione al 2,3% nel 2023. Più a lungo termine, sul 2027, pronostica un carovita all’1,9%. Sugli Usa, infine, il Fmi prevede 7,7% di inflazione quest’anno, 2,9% nel 2023 e 2% più a lungo termine. “In molti paesi l’inflazione è diventata una preoccupazione chiave. In alcune economie avanzate, inclusi gli Stati Uniti e alcuni paesi europei – afferma il capo economista del Fondo monetario internazionale, Pierre-Olivier Gourinchas – ha raggiunto i livelli più elevati da oltre quarant’anni, in un contesto di mercati del lavoro tirati. C’è un crescente rischio che le aspettative di inflazione deraglino, portando a una risposta di inasprimento più aggressiva da parte delle banche centrali. Nei mercati emergenti in via di sviluppo, gli aumenti di alimentari e carburanti possono aumentare notevolmente i rischi sociali”.

DISOCCUPAZIONE – La disoccupazione è in lieve calo in Italia quest’anno, ma in risalita, seppur lieve, il prossimo, secondo le ultime previsioni del Fmi. Dal 9,5% registrato nel 2021, quest’anno il tasso di disoccupazione nella Penisola dovrebbe attenuarsi al 9,3%, ma poi risalire al 9,4% nel 2024. Nell’eurozona, invece, la disoccupazione dal 7,7% del 2021 scenderebbe al 7,3% nel 2022 e al 7,1% nel 2023.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

Def, la maggioranza a lavoro sulla bozza da presentare in Parlamento: temi caldi fisco ed energia

Banca Mondiale, Zani: “Taglio stime PIL globale. Preoccupa rischio stagnazione”