(Teleborsa) – Fitch Ratings ha aumentato le sue previsioni sui prezzi del petrolio e del gas per il periodo 2022-2024 a causa dei rischi significativamente aumentati di interruzioni dell’approvvigionamento di idrocarburi russi a seguito del conflitto in Ucraina. Pesa anche l’intenzione dell’Europa e di alcuni paesi non europei di ridurre la loro dipendenza dal carburante russo, aumentando la domanda di forniture altrove e l’inasprimento della tensione del mercato.
In uno scenario base il barile di Brent viene alzato da 70 a 100 dollari per il 2022, da 60 a 80 per il 2023, da 53 a 60 per il 2024, per poi stabilizzarsi a 53 dollari al barile nel 2025 e a lungo termine. Uguale la dinamica per il WTI, da 67 a 95 dollari per l’anno in corso, da 57 a 76 per il 2023 e da 50 a 57 nel 2024, per poi fermarsi a 50 dollari al barile in seguito. Quanto al gas, il prezzo per MCF(mille piedi cubi) sale da 3,25 a 4,25 dollari negli USA per il 2022, da 2,75 a 3,25 nel 2023, da 2,50 a 2,75 nel 2024 e si modera a 2,5 dollari negli anni successivi.
Per il greggio, sottolinea l’agenzia di rating, ci sono rischi significativamente accresciuti di interruzione dell’offerta e la possibilità che diversi milioni di barili di petrolio al giorno (mbpd) possano essere rimossi dal mercato a seguito di sanzioni o contro-misure se il conflitto Russia-Ucraina continua a intensificarsi. Nel 2019 (ultimo anno pre-pandemia), la Russia ha prodotto 11,5 mbpd di petrolio (il 12% della produzione globale) ed ha esportato 9,2 mbpd di petrolio greggio e prodotti petroliferi. L’Europa ha acquistato circa il 57% delle esportazioni russe. Altri grandi clienti includevano la Cina (18%) e gli Stati Uniti (6%).
Fitch evidenzia che esistono diverse fonti di greggio che potrebbero eventualmente alleviare la tensione del mercato nel tempo. L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti hanno una capacità inutilizzata rispettivamente di circa 2 mbpd e 1 mbpd, sebbene non vi sia alcun impegno da parte di questi paesi ad aumentare la produzione per compensare le potenziali perdite di petrolio russo. Inoltre, ci sono discussioni per allentare le sanzioni contro Iran (che potrebbe aggiungere 1,5 mbpd di fornitura di greggio al mercato a breve e medio termine) e Venezuela (con poca chiarezza sui potenziali volumi aggiuntivi a causa del significativo sotto-investimento nelle infrastrutture petrolifere del paese). Infine, alcune forniture russe potrebbero essere reindirizzate verso paesi a minor rischio di sanzioni, liberando volumi di petrolio non russo per quei paesi che hanno introdotto sanzioni.
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