in

Fit for 55, Parlamento europeo al voto: arriva svolta green?

(Teleborsa) – La plenaria del Parlamento europeo ha prima bocciato e poi accettato di rinviare all’esame della Commissione ambiente il testo legislativo della riforma del mercato dei permessi di emissione (ETS). Nell’ambito dell’adattamento del Green Deal ai nuovi target di taglio delle emissioni del 55% al 2030 (Fit for 55), l’aula ha anche rinviato in Commissione ambiente altri due rapporti collegati alla riforma del sistema Ets, sul nuovo fondo sociale per il clima, e sui “dazi” climatici (la carbon tax alle frontiere). Il voto cruciale sull’obbligo di emissioni zero per auto e furgoni al 2035 si terrà invece questo pomeriggio alle 17.

Oggi, infatti, i riflettori erano puntati sulla plenaria del Parlamento europeo chiamato a pronunciarsi Strasburgo, in due distinte tornate di votazioni su otto testi legislativi che costituiscono una parte fondamentale del “Green Deal”, aggiornato con il nuovo impegno di diminuire le emissioni a effetto serra nell’Ue del 55% (e non più del 40%) entro il 2030, rispetto al 1990. Le due misure più importanti e attese, appunto, la revisione del mercato dei permessi di emissione ETS (“Emission Trade System) e le nuove norme che prevedono l’azzeramento, entro il 2030 delle emissioni di auto e furgoni nuovi, la cosiddetta messa al bando dei motori a combustione, anche se non è in questi termini che la misura è presentata.

La riforma dell’Ets riguarda innanzitutto una revisione dell’obiettivo di riduzione delle emissioni che si vuole conseguire al 2030 nei settori coperti dal sistema, e che la Commissione ha proposto di portare dal precedente 43% al 61%. Per attuare questa riduzione, l’Esecutivo Ue ha proposto di ritirare dal mercato i permessi per 117 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2024. Un emendamento di compromesso fra il gruppo liberale Renew e il Ppe chiede una riduzione delle emissioni lievemente più alta (il 63%), ma distribuita in due diversi momenti, con il ritiro di quote di CO2 per 70 milioni di tonnellate entro il 2024, e per 50 milioni di tonnellate entro il 2026. La commissione Ambiente dell’Europarlamento, d’altra parte, ha votato due settimane fa per una riduzione delle emissioni ancora maggiore, pari al 67%. Il voto di oggi deciderà quale di queste tre opzioni sarà appoggiata dal Parlamento europeo. Verranno inoltre eliminate gradualmente, in parallelo con l’entrata in vigore dei dazi climatici del Cbam, le quote di emissioni gratuite di cui usufruiscono oggi le industrie ad alto consumo energetico, sottoposte al rischio di delocalizzazione fuori dall’Ue.

I comparti industriali interessati sono gli stessi del Cbam, visto che le quote gratuite sono una salvaguardia contro la concorrenza sleale dai paesi terzi, che in futuro verrà compensata dai dazi climatici. La Commissione propone che l’abolizione graduale dei permessi gratuiti avvenga a cominciare dal 2026 per concludersi 10 anni dopo, nel 2036. La commissione Ambiente del Parlamento europeo ha chiesto di anticipare la data finale di ben sei anni, al 2030. Un emendamento proposto dal gruppo Renew e dai Socialisti e Democratici chiede invece di fissare il 2032 come data finale. Il Ppe vorrebbe piu’ tempo e punta al 2034. Anche in questo caso, il voto di oggi stabilirà quale opzione seguire.

La revisione dell’Ets comprende anche una estensione del mercato delle emissioni all’aviazione civile e al settore marittimo, e la creazione di un nuovo sistema Ets parallelo e distinto (Ets-2) per il trasporto su strada e per i sistemi di riscaldamento degli edifici. Su questo secondo punto, il Parlamento europeo (sempre con il voto della sua commissione Ambiente) chiede di escludere i privati cittadini dall’Ets-2, limitando il sistema alle entità commerciali almeno fino al 2029, quando la Commissione europea dovrebbe presentare uno studio d’impatto e una nuova proposta legislativa in merito.

(Foto: © European Union 2019 – Source : EP)


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

Fit for 55, Aci Europe: a rischio la coesione socioeconomica europea senza misure di sostegno

UniCredit valuta opzioni per ridurre esposizione a Russia “alle giuste condizioni”