(Teleborsa) – La compagnia petrolifera statunitense ha fatto causa all’Unione europea sostenendo che le istituzioni di Bruxelles non hanno il potere legale di imporre una nuova tassa sui gruppi petroliferi per gli extraprofitti dovuti alla crisi energetica. Come riporta il Financial Times che per primo ha dato la notizia, si tratta della più significativa azione intrapresa finora dall’industria del petrolio per contrastare l’imposta che si sta applicando in tutti i Paesi dell’Unione per alleggerire le bollette di imprese e famiglie. Secondo la Commissione europea l’imposta genererebbe un gettito per le casse degli Stati membri di circa 25 miliardi di euro.
Exxon ha fatto sapere che l’azione legale è stata intentata dalle sue filiali tedesche e olandesi presso il Tribunale europeo di Lussemburgo. Casey Norton, portavoce di Exxon, ha spiegato al quotidiano britannico che la compagnia petrolifera riconosce che gli alti costi energetici “pesano pesantemente le famiglie e le imprese”, ma ha sostenuto che il prelievo è “controproducente” e “minerebbe la fiducia degli investitori, scoraggerebbe gli investimenti e aumenterebbe la dipendenza dall’energia importata”.
Exxon, ha aggiunto Norton, stava ora considerando “futuri investimenti multimiliardari” nel continente. “Il fatto che investiamo qui dipende principalmente da quanto l’Europa sarà attraente e competitiva a livello globale”, ha aggiunto.