(Teleborsa) – E’ continuato oggi il recapito delle lettere di licenziamento collettivo dei 1322 lavoratori di Air Italy, preavvisati da email della fine del rapporto con l’azienda in stato di liquidazione che aveva comunicato di non essere più disponibile a proseguire con gli ammortizzatori sociali.
Neppure la proposta sindacale di derogare alla legge di bilancio, per introdurre la cassa integrazione senza oneri per l’azienda, è stata presa in considerazione. I licenziamenti colpiscono personale con un’età media tra i 48 e i 55 anni, per due terzi dislocato a Malpensa e il restante a Olbia, la base storica della compagnia aerea che aveva ereditato le ali di Meridiana. Le perduranti difficoltà in cui versa il trasporto aereo, che sta faticosamente recuperando i livelli operativi pre-Covid, non lasciano intravedere possibilità di ricollocazione nel settore. La storia di Air Italy, di fatto, è durata meno di un triennio. La livrea ha fatto la sua comparsa nel settembre 2017 dopo l’ingresso in Meridiana con una quota del 49% di Qatar Airways, con contestuale trasferimento dello hub a Malpensa. Nello scalo varesino era stato annunciato il piano di sviluppo che avrebbe assegnato al vettore cinque aeromobili con l’obiettivo di trasportare 10 milioni di passeggeri entro l’anno appena iniziato.
Un proposito mai perseguito, perché all’annuncio datato febbraio 2018 ha fatto seguito un anno horribilis dal punto di vista gestionale, con una perdita di 164,2 milioni di euro. Ventiquattro mesi dopo, nel febbraio 2020, mentre la pandemia si manifestava in tutta la sua durezza, la messa in liquidazione di Air Italy, che nel mese di agosto ha visto la propria licenza di operatore aereo sospesa dall’Enac.
Una parabola veloce e inarrestabile, che però ha iniziato a delinearsi negli scorsi due decenni. E’ stato l’Aga Khan a tenere in piedi l’allora Meridiana irrorando 600 milioni nelle casse tra il 2006 e il 2014. Quanto a Qatar Airways, ha impiegato 500 milioni di euro nei due anni di partecipazione in Air Italy, che in quel periodo ha accumulato 380 milioni di passivo. La scelta di tramutare la compagnia da vettore sardo a intercontinentale ha reso la gestione ancora più complicata. Ora, di fronte alla disgregazione dell’aviolinea che dal 1963 aveva rappresentato l’identità stessa della Sardegna, il governatore Solinas rilancia il progetto di una compagnia isolana da fondare entro il 2022. Iniziativa con cui si vorrebbe preservare se non tutti, almeno una parte consistente i livelli occupazionali, cercando di dare “una soluzione strutturale al tema della continuità territoriale”. Solinas fa riferimento alla legge nazionale con cui è stato approvato il finanziamento per il passaggio da Alitalia a Ita, e in cui è stata inserita la possibilità di far nascere, alla costituzione della newco nazionale, anche compagnie regionali dedicate al trasporto di corto o medio raggio a livello locale.