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Del Vecchio, il giorno del cordoglio per il re dell'occhiale

(Teleborsa) – “Del Vecchio è stato un grande italiano: ha portato la comunità di Agordo e il Paese intero al centro del mondo dell’innovazione” (Mario Draghi). “Se n’è andato un grande italiano. Ne sentirò la mancanza come amico, come imprenditore e come uomo di princìpi” (Francesco Gaetano Caltagirone). “Con Leonardo Del Vecchio il Paese perde non solo un grande industriale e un personaggio riconosciuto e stimato in tutto il mondo, ma anche un uomo di straordinarie doti che, assieme ad altri imprenditori, è riuscito a lasciare un segno su un’intera epoca” (Alessandro Benetton). Sono alcuni messaggi arrivati dalla politica e dall’imprenditoria per ricordare Leonardo Del Vecchio, morto oggi all’età di 87 anni.

Cresciuto in un orfanotrofio milanese, Del Vecchio aprì un negozio nella città di Agordo, nelle Alpi a nord di Venezia, dove il suo piccolo fornitore di componenti per montature per occhiali si è trasformato in un attore globale, effettuando una serie di acquisizioni (Ray-Ban e Oakley le più famose) per diventare , il leader mondiale del settore. Diventato uno degli uomini più ricchi d’Italia, Del Vecchio è sempre stato considerato un esempio di quella generazione di imprenditori che ha portato l’Italia dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale a ottava potenza economica nel mondo.

“Grazie di aver creduto e spinto noi tutti a far sì che Luxottica fosse sempre la più brava. Grazie per essere stato un esempio silenzioso continuo e costante. Grazie per averci dedicato quel tempo intorno ad una nuova cerniera o un nuovo materiale. Una ossessione a non fermarci mai. Silenzioso, sintetico ed essenza della ricerca della semplificazione”, ha scritto su LinkedIn Andrea Guerra, ex AD di Luxottica uscito all’epoca in modo burrascoso dall’azienda di Del Vecchio. “Leonardo Del Vecchio è stato un grande imprenditore, che ha saputo costruire un gruppo industriale senza eguali, portando l’ingegno italiano ad eccellere in tutto il mondo“, ha invece affermato John Elkann, presidente di .

I timori per disimpegno

Oltre ai messaggi di cordoglio, l’uscita di scena di Del Vecchio, che aveva condotto Luxottica alla fusione con la francese Essilor per creare un gruppo da 21,5 miliardi di ricavi e oltre 180 mila dipendenti, apre molti interrogativi sulla successione e sul destino delle partecipazioni miliardarie in diverse società strategiche per la finanza italiana. Azionista tra l’altro di (con una quota del 19%), (dove con Caltagirone ha combattuto una battaglia per un CdA diverso negli ultimi mesi) e , la sua ricchezza attraverso l’holding Delfin è stata valutata in circa 25 miliardi di euro.

Il rischio overhang

Nel caso di Piazzetta Cuccia, gli analisti segnalano il timore di un possibile disimpegno futuro, con conseguente afflusso di una grande quantità di titoli che il mercato potrebbe non essere in grado di assorbire (overhang). “Mentre ci attendiamo un impatto scarso sulla strategia o sull’equity story” di Mediobanca, “rileviamo la prospettiva di una più grande incertezza nel medio termine derivante dalla complessa struttura di eredità di Delfin, che nel tempo potrebbe risultare in overhang azionario”, sottolinea . “Nessun altro player, a parte alcuni imprenditori italiani che potrebbero aumentare di alcuni milioni di euro le loro partecipazioni, ha mostrato un reale interesse ad entrare nel capitale e assorbire un’eventuale vendita delle azioni“, ha scritto .

Le decisioni all’unanimità

Le decisioni rilevanti all’interno di Delfin, la holding lussemburghese che custodisce gran parte degli investimenti del fondatore di Luxottica, dovranno essere prese all’unanimità dai suoi azionisti: la moglie Nicoletta Zampillo, che eredita il 25% della quote di Del Vecchio, e i suoi sei figli (Claudio, Paola, Luca, Marisa, Leonardo Maria e Clemente), proprietari ciascuno del 12,5% delle azioni di Delfin. Lo ricorda sempre Morgan Stanley, che sottolinea come lo statuto e la governance di Delfin prevedono che “qualsiasi deliberazione rilevante o proposta di modifica dello statuto, la nomina del board, la vendita di investimenti e così via debbano essere adottate con il voto favorevole dell’88% del capitale votante” e dunque “all’unanimità in considerazione del fatto che le quota individuali detenute da ciascun azionista di minoranza sono del 12,5%”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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