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Decarbonizzazione, d'Agnese: “Accelerare investimenti. CDP impegnata su transizione”

(Teleborsa) – “Gestire i compromessi tra sostenibilità energetica, sicurezza e costi non è una sfida nuova. Circa un decennio fa una nuova parola era abbastanza popolare tra gli esperti per descriverlo: si parlava di ‘trilemma’ energetico“. Così Luca d’Agnese, Direttore Policy, Valutazione e Advisory di CDP nel suo intervento al panel “Carbon neutrality, competitive and affordable prices, and energy independence: achieving Europe’s great energy challenge”, in occasione della 12esima edizione di “The State of the Union Conference” in programma a Fiesole (Firenze) dal 5 al 7 maggio 2022.

“La novità nel panorama odierno è la mentalità che tutti abbiamo nell’affrontare questo dibattito”, afferma l’esperto, spiegando si è passati da uno status energetico “insostenibile” in cui l’energia “sostenibile” si rivelava troppo costosa a quello attuale “incredibilmente costoso e altamente inaffidabile” , dove però non v’è certezza di una maggiore sostenibilità ed esiste la prospettiva di abbracciare totalmente le rinnovabili o fare “un drastico passo indietro” verso un mix con più carbone.

“Il settore energetico richiede investimenti a lungo termine, quindi cercare soluzioni rapide non ci porterà molto lontano”, ribadisce d’Agnese, aggiungendo che “accelerare il ritmo della transizione, fare ciò che era già pianificato, solo più velocemente, è un pilastro comune a tutte le strategie volte a perseguire l’indipendenza energetica e l’accessibilità economica” e “l’UE dovrebbe installare 60 GW di rinnovabili all’anno, raggiungendo 900 GW entro il 2030″.

Cassa Depositi e Prestiti sostiene questa transizione con diverse iniziative che fanno parte del nuovo Piano strategico”, spiega il manager citando i finanziamenti finalizzati ad investimenti in rinnovabili (eolico, fotovoltaico, greenfield), l’attività di supporto alle amministrazioni centrali e locali nell’attuazione del PNRR in Italia (oltre 70 miliardi di euro da impiegare fra risparmio energetico, mobilità sostenibile, progetti sperimentali che utilizzano l’idrogeno) e investimenti diretti in società specializzate nel settore in JV con altri attori (GreenIT, RenovIT).

Se l’attuale crisi può essere un acceleratore per la transizione energetica in Europa, la prospettiva globale è molto più problematica“, afferma d’Agnese, spiegando che gli attuali investimenti energetici, pari al 2,5% del PIL globale (circa 2 trilioni di dollari all’anno) dovranno arrivare fino al 4,5 % del PIL entro il 2030 (5 trilioni di dollari) per assicurare il raggiungimento del Net Zero entro il 2050. C’è anche un problema di accessibilità, nel senso che, supponendo parità di costo per ogni tonnellata di CO2 evitata, l’India dovrebbe spendere un insostenibile 12% del suo PIL. In più le prospettive sui tassi di interesse futuri rendono tali investimenti ancora più complessi da finanziare e la possibilità l’Ovest e le economie asiatiche (e la Cona) ne condividano l’onere (cd diplomazia climatica) è piuttosto remoto.

Per accelerare sulla transizione le due leve che possono essere applicate sono l’accelerazione sul fronte delle rinnovabili, su cui più che un intervento finanziario sono necessarie riforme, ed un intervento sul fronte dell’efficienza energetica, cambiando anche i comportamenti dei consumatori, introducendo degli incentivi giusti per risparmiare energia”, ha affermato ancora il manager di CDP a margine dell’evento.

“Queste sono le due leve – ha aggiunto – che realisticamente possono essere applicate e possono fare la differenza. La terza leva certamente è, sul fronte della diversificazione dell’offerta di gas, riuscire a rimuovere alcuni colli di bottiglia che ancora abbiamo in Europa, sfruttare meglio le infrastrutture di rigassificazione che esistono in alcuni paesi”.

“Temo che avremo di fronte un periodo di prezzi più alti del passato anche quando le ostilità saranno terminate – ha ammesso d’Agnese – perché certamente non si ritornerà facilmente a una situazione come quella che c’era prima di febbraio”.

Quanto alle rinnovabili, l’esperto afferma “il grosso dello sforzo temo dobbiamo farlo in tutti gli Stati membri. In Italia il problema principale oggi sono le autorizzazioni ma è stato giustamente sottolineato che se lo superiamo andremo incontro a problemi anche di offerta di materiali e componenti critici per costruire le rinnovabili”. Di qui la necessità di “ricostruire delle catene del valore” per la produzione di questi componenti in UE.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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