(Teleborsa) – Niente legami con l’andamento dei prezzi di mercato mentre si potrà solo consultare dall’archivio del singolo immobile i valori dell’osservatorio del mercato immobiliare (OMI) che fotografano i prezzi divisi per zone, ma con un’ampia forchetta tra un minimo e un massimo, impossibili da utilizzare ai fini fiscali per adeguare la tassazione: il nuovo catasto, se mai vedrà la luce, scatterà nel 2026 e non avrà grandi novità.
Sembra tramontata l’ipotesi di un archivio basato sui metri quadrati, più aderente alla realtà del vecchio criterio dei vani catastali. Arriverà invece una rinnovata caccia alle ‘case’ fantasma, con una semplificazione delle comunicazioni e dell’uso di questi strumenti ai fini dei controlli sul territorio da parte degli enti locali. Con una promessa: il maggior gettito scovato dall’evasione potrà essere utilizzato per abbattere il prelievo sugli immobili ‘regolari’ dello stesso comune.
Il testo dell’accordo sul nuovo catasto è sfumato, come tutte le norme che realizzano una mediazione. E’ stato definito ma solo la prossima settimana sarà inserito nel provvedimento della delega ora all’esame del Parlamento, che per diventare operativa necessiterà di un decreto legislativo che, come successo in altre occasioni, non sempre è poi stato adottato. La previsione è comunque che le attuali informazioni del catasto saranno ‘integrate’ con l’obiettivo di rendere disponibili nuove informazioni a partire dal primo gennaio 2026 e “non possano essere utilizzate per la determinazione della base imponibili dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali”.
Tradotto, le tasse non si toccano e, per dirla politicamente, non si passa da un regime ‘catastale’ ad un ‘patrimoniale’ basato su valori reali.