(Teleborsa) – Resta sotto i riflettori il caro-bollette, tema attualissimo sia per le famiglie che per le imprese, che rischiano di dover chiudere i battenti se non si riuscirà a calmierare il costo dell’energia. Uniocamere ha stimato che le PMI nel 2021 hanno pagato il 13,3% in più del 2020. Un nuovo appello è stato lanciato anche dalle grandi imprese, che chiedono interventi urgenti, mentre il governo sta cercando di mettere a punto misure che siano anche strutturali.
Frattanto, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani pare che abbia già consegnato al Premier Mario Draghi un documento contenente un pacchetto di dieci misure, anche strutturali, per contenere il caro-bollette. Un punto di partenza per un decreto in arrivo alla fine di gennaio.
Un appello è arrivato nel frattempo da Confindustria, che chiede interventi contingenti e e strutturali, per garantire la sopravvivenza del tessuto imprenditoriale del Paese. “L’insostenibilità della situazione attuale è evidente, considerando le numerose imprese che stanno decidendo di interrompere la produzione nei primi mesi del 2022 nonostante i numerosi ordini ricevuti grazie al periodo di ripresa economica”, ha sottolineato Aurelio Regina, delegato di Confindustria per l’energia, in un’intervista a Formiche.net , sollecitando “una forma di approvvigionamento in pool di gas naturale per soddisfare il fabbisogno dei settori industriali nazionali nei prossimi mesi”. in particolare quelli a forte consumo di energia.
Fra le ultime proposte della politica quella ventilata dal Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che riprendendo alcune affermazioni fatte dal premier, ha parlato della possibilità di tassare gli extra-profitti delle aziende energetiche per compensare i maggiori costi di famiglie ed imprese. Una posizione condivisa in ambito politico sia dalla Lega che dal Movimento 5 Stelle e sostenuta fortemente dalle associazioni dei consumatori.
C’è poi la questione della produzione italiana di gas, che scarseggia e che il piano Cingolani-Giorgetti punterebbe ad incrementare, raddoppiandola nel giro di un paio d’anno da 3,5 miliardi a 7-8 miliardi dimetri cubi, con investimenti per circa 1-1,1 miliardi di euro in semplici operazioni di manutenzione straordinaria e potenziamento dei siti già attivi. Un piano che trova l’appoggio di Italpetroli, l’associazione che rappresenta il settore energetico italiano.