(Teleborsa) – “In attesa di lavorare davvero per una capital market union, dobbiamo lavorare sulla debolezza del sistema economico-finanziario italiano, e quindi anche sulla debolezza del nostro mercati dei capitali. Dobbiamo intraprendere tutte le strade, come la semplificazione e la maggiore autonomia lasciata alle società e ai loro statuti, evitare fenomeni e interventi di gold plating e migliorare i rapporti tra i costi e i benefici che ciascuna società deve valutare nel momento in cui decide se accedere al listino o invece rivolgersi a un private equity”. Lo ha detto Patrizia Grieco, presidente di Assonime (l’Associazione fra le Società Italiane per Azioni) e di , intervenendo al convegno su “La corporate governance in epoca di transizioni”, organizzato da Consob, il Comitato Italiano per la Corporate Governance e Assonime.
Grieco ha parlato di “dati certamente preoccupanti per quanto riguarda la salute del nostro mercati dei capitali“, ricordando che “l’impoverimento del nostro listino è dato dalle uscite che sopravanzano di gran lunga le nuove entrate e negli ultimi 20 anni il saldo è stato fortemente negativo, sia in termini numerici che di capitalizzazione”.
Parlando di paesi più business-friendly dell’Italia, la manager ha evidenziato che “la maggior parte delle aziende italiane che spostano la loro sede legale, la spostano vero l’Olanda e pesano per oltre un quarto della capitalizzazione totale della borsa italiana. L’Olanda è un paese europeo ed opera secondo le norme europee: evidentemente il modo con cui le applica è un modo più flessibile, che ad esempio garantisce maggiore flessibilità alle società nell’inserimento di norme all’interno dei loro statuti“.
Tornando a volgere lo sguardo all’Italia, ha affermato: “Dobbiamo interrogarci non solo sulle rigidità del diritto societario, ma sui temi dell’enforcement del diritto civile e delle incertezze del diritto penale, che non sono favorevoli alla quotazione e alla crescita nel nostro listino”.
Tutto ciò accade forse nel momento in cui le imprese italiane avrebbero più bisogno di accedere a nuovi capitali, ha detto Grieco: “Un listino impoverito fornisce meno capitale proprio nel momento in cui stiamo parlando di trasformazione digitale e ambientale. Stiamo parlando di un momento in cui le imprese avrebbero bisogno di raccogliere sul mercato capitali per fare questi investimenti, magari come leva rispetto al PNRR”. Invece, “il listino è povero, le società si spostano (verso altri mercati, ndr) e quando non si spostano ricorrono sempre più frequentemente allo strumento del private equity“, ha aggiunto.