(Teleborsa) – La Banca d’Inghilterra (BoE) ha proseguito nella sua stretta monetaria secondo previsioni, alzando oggi i tassi di interesse di un ulteriore quarto di punto percentuale. La BoE si è però detta pronta ad agire “con forza” per allontanare i pericoli derivanti da un tasso di inflazione che dovrebbe superare l’11% nei prossimi mesi. Come previsto, ci sono stati diversi dissensi a favore di un aumento più rapido, ovvero di un rialzo di 50 punti base, in quanto le prospettive di crescita sono deboli e i venti contrati sui consumatori sono tanti.
“Poiché la Banca prevede una contrazione del PIL nel secondo trimestre e le stime dell’Ufficio governativo di statistica nazionale (ONS) indicano che abbiamo già assistito a due mesi di contrazione, la BoE si trova di fronte a un gioco di equilibri sempre più difficile, nel tentativo di guidare l’economia in un periodo molto complicato”, ha commentato Oliver Blackbourn, Gestore Multi-Asset di Janus Henderson Investors, il quale evidenzia anche che l’economia del Regno Unito appare più “stagnante” rispetto ad altre grandi regioni, con un’inflazione attuale più elevata, aspettative di un’impennata dei prezzi più prolungata e previsioni più deboli per la crescita economica nel 2023.
Un elemento interessante dello statement rilasciato al termine della riunione di politica monetaria, è che il Monetary Policy Committe ha eliminato la forward guidance “un ulteriore inasprimento della politica monetaria potrebbe ancora essere appropriato nei prossimi mesi”, sostituendola con “l’entità, il ritmo e la tempistica di eventuali ulteriori aumenti del tasso di interesse rifletteranno la valutazione del Comitato delle prospettive economiche e delle pressioni inflazionistiche. Il Comitato sarà particolarmente attento alle indicazioni di pressioni inflazionistiche più persistenti e, se necessario, agirebbe con forza in risposta”.
Secondo James Lynch, Fixed Income Manager di Aegon AM, il cambiamento della forward guidance lascia un messaggio del tipo “faremo ciò che è appropriato in ogni riunione”. “Ciò che è appropriato per ogni membro del MPC sarà diverso e quindi, ancora una volta, è piuttosto difficile per il mercato interpretare dove finiranno i tassi di interesse in questo ciclo – spiega l’analista – Per alcuni che ritengono di essere già vicini ai tassi neutrali, un chiaro segnale di aumento dei salari che porti a un aumento dell’inflazione a medio termine potrebbe significare l’attuazione di un ulteriore aumento di 25 punti percentuali piuttosto che di 50 punti”.
“Il voto 6-3 e il pieno endorsement alla guidance di “agire con forza” in risposta a “pressioni inflazionistiche più persistenti” suggerisce che i membri più dovish hanno rivisto la loro posizione almeno in parte dall’ultima riunione – ha invece fatto notare Jamie Niven, Senior Fund Manager di Candriam – Continuiamo a ritenere che in futuro la BoE sarà meno aggressiva della FED, viste le nostre prospettive negative sulla crescita relativa del Regno Unito”.