(Teleborsa) – Le aziende partecipate da operatori di private equity hanno ancora molta strada da fare sul fronte della diversity, equity & inclusion (DE&I), con il 10% di iniziative in meno intraprese in questo ambito rispetto alle quotate in borsa. Solo il 55% delle cosiddette portfolio companies ha infatti avviato programmi mirati a colmare i divari di genere, razza o etnia e a promuovere i diritti LGBTQI+ attraverso, ad esempio, iniziative antidiscriminatorie, programmi dedicati al benessere dei dipendenti, congedi parentali pagati o lavoro flessibile. Sono i risultati dello studio di Boston Consulting Group (BCG) su più di 4.000 dipendenti negli Stati Uniti, dove le portfolio companies rappresentano quasi il doppio delle società quotate, generando circa il 5% del PIL.
La percentuale di dipendenti che dichiara di aver assistito a forme di discriminazione è più alta del 13% nelle portfolio companies rispetto a quella registrata nelle aziende quotate in borsa, con il 29% degli intervistati delle aziende in portafoglio a private equity che dichiara di non sentirsi sicuro nel denunciare tali incidenti o atti discriminatori. Inoltre, il 40% dei dipendenti appartenenti ai gruppi di minoranza nelle società partecipate dai fondi di private equity (contro il 33% nelle società quotate in borsa) avverte la presenza di fattori che ostacolano la promozione della diversità e dell’inclusione nelle diverse aree del business e nei vari momenti della vita lavorativa.
Secondo l’analisi di BCG, la mancanza di una cultura inclusiva potrebbe anche portare a danni reputazionali, ridotta capacità di trattenere i propri talenti e necessità di impiegare tempo e risorse aggiuntive per la sostituzione del personale che abbandona lìazienda per questo motivo.
“Investire nelle iniziative DE&I consentirebbe alle aziende partecipate dai fondi di private equity di colmare il divario con le società quotate, evitare di incorrere in diversi rischi, generando al contempo una serie di benefici tangibili per il business – ha commentato Elisa Crotti, Managing Director e Partner di BCG – Grazie alla loro struttura organizzativa snella, infatti, le portfolio companies vedrebbero più velocemente gli effetti positivi del cambiamento, ponendosi in una posizione vantaggiosa rispetto alle società quotate”.
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