(Teleborsa) –
“Aumenteremo i tassi di interesse di quanto necessario per ridurre l’inflazione core. A proposito, ciò avrà un effetto positivo sull’utile netto delle banche e le banche europee sono quindi più solide di quanto temuto da alcuni”. Lo ha affermato da Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia e membro del consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE), in un’intervista al quotidiano olandese NRC.
Alla critica che la BCE ha iniziato ad aumentare i tassi troppo tardi, ha risposto: “C’è stata in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, una significativa sorpresa al rialzo sull’inflazione, dovuta a due cose: la forza della ripresa post Covid dell’anno scorso e l’invasione russa dell’Ucraina. Sì, le previsioni erano sbagliate, ma nessuno si aspettava questo accumulo di shock senza precedenti“. “Quando abbiamo visto l’inflazione core in Europa andare oltre il 2%, chiaramente, era giunto il momento di agire”, ha aggiunto.
Riguardo al prossimo aumento dei tassi da parte della BCE, 50 o 75 punti base, Villeroy ha sottolineato di trovare il “gioco di scommesse” pubblico sulla prossima mossa risulta “prematuro e troppo ristretto”. Il tasso neutro è invece “un punto di riferimento più utile: sebbene non sia esattamente osservabile, la mia stima è che sia inferiore o vicino al 2%. È una tappa importante per la nostra normalizzazione: dovremmo arrivarci senza esitazioni, entro la fine dell’anno“.
A quel punto, Francoforte potrebbe iniziare “una seconda parte del viaggio, più flessibile e possibilmente più lenta: non dico che i rialzi dei tassi si fermeranno qui, ma dovremo valutare in modo completo l’inflazione e le prospettive economiche”.
Rispetto al fatto che i governi dell’eurozona stanno sovvenzionando le persone per aiutarle a pagare le bollette energetiche, in un modo che potrebbe alimentare l’inflazione, e alle possibili conseguenze, guardando anche a cosa avvenuto nel Regno Unito, ha detto: “Farei la differenza tra misure mirate e temporanee su questa crisi energetica per famiglie e PMI, e aumenti permanenti della spesa o tagli alle tasse. Questi ultimi aumentano i disavanzi nel lungo periodo. Nel caso britannico, la reazione del mercato è stata molto più dovuta a questa parte aggiuntiva”.