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BCE: segnali crescenti di flessione economia, può estendersi a 2023

(Teleborsa) – Un “numero molto elevato di membri” del Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha convenuto che fosse opportuno aumentare i tassi di interesse di 50 punti base nella riunione del 20-21 luglio, in considerazione del peggioramento delle prospettive di inflazione dalla riunione di giugno. “Alcuni membri” si sono espressi a favore di un aumento dei tassi di 25 punti base, poiché questa era la mossa prevista e comunicata nel meeting precedente e avrebbe mantenuto la coerenza con la precedente comunicazione. Lo si legge nei verbali della riunione pubblicati da Francoforte, dai quali emerge una certa divergenza di opinioni sul percorso di rialzo dei tassi e sull’idea di gradualismo, mentre è segnalata più unità nell’ideazione dello strumento anti-frammentazione.

I banchieri centrali hanno osservato che, nonostante costituisca un aumento più ampio del previsto, un aumento del tasso di interesse di 50 punti base “ha fornito maggiore chiarezza ai partecipanti al mercato in un contesto altamente incerto“. Inoltre, si è ritenuto che l’orientamento della politica monetaria sia rimasto accomodante anche dopo un aumento di 50 punti base.

Le discussioni sul gradualismo

Sono state espresse “opinioni diverse” sulla necessità e sull’interpretazione della nozione di gradualismo e su come conciliarla con la necessità di dipendenza dai dati. “Da un lato, è stato sottolineato che in un contesto incerto in cui i dati in entrata indicavano crescenti rischi per la stabilità dei prezzi, l’opzionalità dovrebbe avere la precedenza sul gradualismo – si legge nel documento – D’altra parte, si è ritenuto che il gradualismo debba essere interpretato come un procedere per gradi con la normalizzazione delle politiche e non un salto immediato ad un tasso finale molto incerto nelle condizioni attuali. In tal senso, un aumento di 50 punti base è stato considerato graduale e compatibile con i principi di flessibilità, facoltatività e data dependence, che continueranno a governare il percorso di normalizzazione”.

Lo scudo anti-spread

I membri del Consiglio direttivo hanno appoggiato “all’unanimità” il TPI. “L’unità e lo spirito di squadra nella discussione tra i membri del Consiglio direttivo sono stati ampiamente lodati e i comitati e il personale dell’Eurosistema presso la BCE e le banche centrali nazionali sono stati ringraziati per l’efficace collaborazione durante la fase preparatoria”, viene sottolineato, aggiungendo che una decisione con una comunicazione forte e convincente ha conferito una forte credibilità al TPI.

L’aumento delle prospettive di recessione

Nella loro discussione, i membri hanno notato che vi sono segnali crescenti di una flessione dell’attività economica nell’area euro che potrebbe estendersi fino al 2023, e che la dispersione dei tassi di inflazione tra i paesi dell’area euro e il ruolo in essa svolto dai prezzi dell’energia e del gas richiedevano una risposta che non poteva essere fornita dalla sola politica monetaria, ma doveva essere affrontata da altri settori politici. Tuttavia, è stato “lanciato un avvertimento sul fatto che tali richieste non dovrebbero essere interpretate come una raccomandazione di uno stimolo fiscale continuo e non mirato”, si legge nelle minute.

Il deprezzamento dell’euro

È interessante la parte in cui si discute della debolezza dell’euro, alla luce della parità nuovamente segnata col dollaro in questi giorni. I banchieri centrali hanno “ampiamente rilevato che il deprezzamento dell’euro ha costituito un importante cambiamento nel contesto esterno e ha comportato maggiori pressioni inflazionistiche per l’area euro, in particolare attraverso i costi più elevati delle importazioni di energia fatturate in dollari USA”.

È stato sottolineato che i miglioramenti nella competitività e il sostegno alla crescita che normalmente sarebbero associati a un deprezzamento sono stati ostacolati dai vincoli di approvvigionamento globale prevalenti e dalle restrizioni logistiche. Allo stesso tempo, è stato suggerito che “la maggior parte del deprezzamento nei confronti del dollaro USA fosse dovuto a politiche monetarie divergenti, che riflettevano in parte le differenze nelle prospettive per le due economie”. È stato affermato che, “se gli attuali rischi di recessione nell’economia statunitense dovessero concretizzarsi, l’euro dovrebbe apprezzarsi. Tuttavia, un effetto compensativo – e probabilmente dominante – potrebbe derivare dal peggioramento della propensione al rischio globale, che in genere implica un rafforzamento del dollaro USA”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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