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BCE, Lagarde: rischi al rialzo per l'inflazione, ci stiamo avvicinando al target

(Teleborsa) – “Vediamo rischi al rialzo per l’inflazione, in particolare nel breve periodo, e ne sapremo di più sull’impatto nel medio termine. Ma ci stiamo avvicinando molto al target, perché ci sono driver dell’inflazione che ci stanno finalmente facendo raggiungere il target a medio termine: ciò ha a che fare con il mercato del lavoro, con l’inflazione e con le aspettative sull’inflazione. E questo è uno sviluppo positivo, e lo dico con preoccupazione perché so quanta difficoltà stia creando agli europei, a chi deve mettere in tavola la cena. Crediamo che i prezzi rimarranno alti per alcuni mesi e poi diminuire nel corso del 2022″. Lo ha detto la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, nella conferenza stampa post-meeting della BCE.

Preoccupazione crescente per l’inflazione

“Non vogliamo agitare le acque, ci muoviamo con gradualità, ma la situazione effettivamente è cambiata. Rispondiamo a una situazione, ma la situazione è cambiata”, ha detto Lagarde riferendosi al quadro inflazionistico e alla risposta della BCE. Lagarde, interpellata sulle stime d’inflazione all’1,8% per il 2023 e 2024 che finora hanno sconsigliato un aumento dei tassi, ha spiegato che restano da fare valutazioni, ma “lasciatemi dire che ci stiamo avvicinando molto all’obiettivo della BCE” che è un’inflazione al 2%.

Lagarde ha sottolineato che all’interno del consiglio direttivo “c’è stata una preoccupazione unanime sull’inflazione“, con i governatori che hanno avuto una discussione molto approfondita e si sono focalizzati sui dati più recenti e sulle previsioni di medio termine. La numero uno della BCE ha sottolineato che l’andamento dell’inflazione verrà esaminato “in maniera più approfondita nella riunione di marzo, quando avremo proiezioni aggiornate, e avremo anche più informazioni sul mercato del lavoro e sui salari”. “Siamo tutti spinti dallo stesso mandato, che è la stabilità dei prezzi, e siamo tutti preoccupati dal fare le cose giuste al momento giusto – ha aggiunto – Ma c’è la volontà di non correre a prendere una decisione affrettata sulla base di insufficienti dati”.

Le previsioni macroeconomiche

Le domande dei giornalisti si sono concentrate anche sulla bontà dei dati di cui dispone la BCE e sulle previsioni che vengono fatte dal suo staff. L’inflazione dell’Eurozona è aumentata al 5,1% a gennaio, dal 5% di dicembre 2021, e la BCE ritiene probabile che rimanga elevata nel breve termine. I prezzi dell’energia continuano a essere la ragione principale dell’elevato tasso di inflazione, hanno spiegato i funzionari di Francoforte, che hanno anche fotografato prezzi dei generi alimentari in aumento, a causa di fattori stagionali, costi di trasporto elevati e prezzo più elevato dei fertilizzanti.

Sono fiduciosa che lo staff faccia del suo meglio e che includa tutte le assunzioni possibili – ha spiegato – Non mi sorprende che la maggior parte di chi fa proiezioni sia rimasto sopresi dai dati sull’inflazione di dicembre e gennaio, in particolare. Pochi potevano predire lo shock energetico che ha colpito l’Europa”. “Tutto il lavoro dello staff viene valutato dal consiglio direttivo e tutti i governatori si confrontano con lo staff, ma alla fine le decisioni vengono fatte dal consiglio direttivo, non è che prendiamo le proiezioni e ci basiamo solo su quelle”, ha spiegato Lagarde, sottolineando che quando entrano rischi geopolitici e maggiore incertezza, ci deve essere per forza una considerazione da parte del consiglio direttivo.

Le differenze con la Bank of England

Incalzata sul fatto che la Bank of England abbia deciso di alzare i tassi visto l’alto livello d’inflazione, la Lagarde ha fatto notare che ci sono differenze soprattutto nei mercati del lavoro delle due aree, oltre che un livello di inflazione storicamente più alto oltremanica. “Ci sono stati molti lavoratori che hanno lasciato l’Inghilterra e ci sono quindi molti posti di lavoro, e questa è la differenza principale con quello che sta accade in Europa”, ha detto la numero uno della BCE, anche se non ha fatto specifico riferimento alla Brexit, sottolineando di non voler fare commenti politici. Ha comunque sottolineato il gap nelle posizioni occupate da lavoratori non britannici.

Ha poi fatto notare che l’area euro ha raggiunto un livello di disoccupazione molto basso, mentre la partecipazione al mercato del lavoro è tornata a livelli pre-pandemici. “Su questo fronte abbiamo buone notizie – ha puntualizzato – Ma non stiamo però vedendo un movimento significativo sul fronte salariale, e non stiamo vedendo negoziazioni dei salari, che è la prossima cosa che dovrebbe emergere”.

Tassi e spread

La BCE applicherà i tre criteri posti dalla forward guidance per prendere le proprie decisioni sui tassi d’interesse, “ma abbiamo anche una sequenza. Non alzeremo i tassi prima di aver completato gli acquisti netti di titoli“, ha precisato la presidente della BCE. La banca centrale dell’eurozona chiuderà gli acquisti netti tramite il programma per l’emergenza pandemica a marzo. Francoforte inoltre prevede poi di proseguire con gli acquisti tramite il programma APP al ritmo di 40 miliardi di euro al mese nel secondo trimestre e 30 miliardi nel terzo. A partire da ottobre, la BCE intende mantenere un ritmo mensile di 20 miliardi di euro “finché necessario”.

I rendimenti sono saliti, ma non gli spread su larga scala – ha risposto a chi l’ha sollecitata su questo tema – Osserviamo questi elementi con attenzione e non abbiamo motivo di credere che la situazione cambierà. Avremo la flessibilità per intervenire se fosse necessario”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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