(Teleborsa) – “A seguito delle passate perdite mark-to-market dovute all’allargamento dello spread BTP-Bund, le banche hanno ribilanciato il proprio portafoglio di BTP italiani riducendo la quota detenuta attraverso “altri proventi complessivi”. I coefficienti patrimoniali dovrebbero pertanto essere relativamente resistenti al calo dei prezzi delle obbligazioni“. Lo afferma Scope Ratings in un report che analizza gli effetti del rialzo dei tassi sui bilanci delle banche italiane, sottolineando anche che la volatilità dei mercati obbligazionari potrebbe aumentare i costi di finanziamento per le banche italiane e potenzialmente ostacolare l’attività di emissione obbligazionaria.
Per quanto riguarda l’effetto positivo dell’aumento dei tassi sul margine di interesse, al sua entità varia in base all’istituto e al modello di business. In particolare, incidono la quota dei prestiti a tasso variabile sui bilanci delle banche, la rotazione dei prestiti, la struttura delle passività e le strategie di copertura dei tassi di interesse. “Per le banche italiane, lo spostamento verso una maggiore erogazione di prestiti a tasso fisso negli ultimi anni, soprattutto nel segmento delle famiglie, ha ridotto la loro sensibilità ai tassi di interesse“, si legge nel report, dove viene evidenziato che dal 2009 la quota dei nuovi prestiti a tasso fisso è raddoppiata all’80%.
Viene anche ricordato che, nelle loro più recenti call con gli analisti, le banche italiane hanno divulgato stime della sensibilità del margine di interesse a un aumento di 50 pb della curva dei rendimenti di riferimento. Si va dal +12% di al +4% di , con che si colloca al +10%, appena sotto il +8%, intorno al +6%, vicina al +5% e al +4%.
Scope Ratings sottolinea comunque che “il cambiamento nel contesto dei tassi di interesse, tuttavia, non è privo di rischi”. L’effetto finale sui profitti delle banche dipenderà dagli effetti dei tassi più elevati sulla crescita economica e in particolare sulla qualità degli attivi. La somma di stretta monetaria e venti contrari alla crescita potrebbe avere significative ripercussioni negative sulla domanda di prestiti e sull’affidabilità creditizia dei mutuatari.