(Teleborsa) – Nessuna delle nove economie che ha iniziato ad alzare i tassi già a fine 2021 mostra una chiara evidenza di recessione, poiché il tasso di disoccupazione continua per lo più a diminuire. Le caratteristiche uniche di questi paesi e il fatto che è troppo presto per dire se entreranno in una recessione rende difficile però tracciare dei trend a livello globale. Tuttavia, secondo una ricerca di , “la loro resilienza supporta la previsione secondo cui nessuna grande economia entrerà in una recessione guidata dalla politica monetaria nel prossimo anno“. Insieme alla persistenza dell’inflazione e dei suoi fattori trainanti, questa resilienza suggerisce anche “un certo rischio al rialzo per i tassi terminali tra gli ultimi paesi che alzeranno i tassi, rispetto all’attuale prezzo di mercato”.
La banca d’affari definisce “early hiker” un paese che ha iniziato ad aumentare il tasso di policy entro ottobre 2021 con un aumento cumulativo nei primi sei mesi di almeno 100 pb per i mercati emergenti e 75 pb per i mercati sviluppati. Escludendo i paesi che hanno subito grandi shock, come la Russia o la Turchia, ha identificato nove nazioni: quattro in Europa centrale e orientale, quattro in America Latina e la Nuova Zelanda. Nessuno di questi paesi mostra una chiara evidenza di recessione, anche se Perù e Cile potrebbero essere vicini.
Tre fattori hanno guidato questa resilienza, secondo Goldman Sachs. In primo luogo, bilanci solidi supportano la riduzione del risparmio in eccesso e la rapida crescita del credito al consumo, guidando la domanda. In secondo luogo, la domanda di lavoro repressa ha sostenuto la crescita dell’occupazione in diverse economie. In terzo luogo, la riapertura continua a stimolare la crescita. “Questi fattori rimarranno rilevanti a livello globale (anche se in misura diversa) nei prossimi trimestri”, sottolinea lo studio.
Non è comunque chiaro se gli early hiker siano ora sulla buona strada per un atterraggio morbido che riduca l’inflazione senza una recessione. “Sul lato negativo, ci sono poche prove che il surriscaldamento del mercato del lavoro abbia iniziato a invertirsi e i tassi di cambio si sono generalmente deprezzati – scrivono gli analisti – Sul lato positivo, le catene di approvvigionamento sembrano guarire e l’inflazione core sequenziale potrebbe aver raggiunto il picco nella maggior parte delle economie”.