(Teleborsa) – “La banca è stata sempre focalizzata su un approccio a lungo termine, grazie anche alla presenza di un azionista di maggioranza stabile che ha anche recentemente risolto un punto chiave, grazie a forti capital ratio, all’attenzione alla sostenibilità prima che fosse di moda e a distribuzioni costanti agli azionisti. Il piano è continuare su questi valori, rimanendo concentrati sulla profittabilità“. Sono le parole con cui Frederik Geertman, amministratore delegato di , ha aperto la presentazioni alla comunità finanziaria del nuovo piano al 2024. Il piano prevede un utile netto in crescita da 102 milioni di euro nel 2021 (101 milioni di euro di pertinenza della capogruppo) a 164 milioni di euro nel 2024 (161 milioni di euro di pertinenza della capogruppo), con ricavi che passeranno da 603 milioni di euro a 689 milioni di euro.
“L’execution risk riguarda tutto quello su cui non abbiamo controllo – ha risposto l’AD alle sollecitazioni degli analisti – Ci sono rischi di mercato, c’è l’inflazione che è sempre lì, e in un piano di tre anni possono cambiare. Non vedo comunque rischi di esecuzioni interni, ma solo connessi al mercato. Se si materializzeranno, agiremo. Ovviamente ci possono essere anche upside: se i tassì rispettano le previsione odierne, la crescita ne beneficerà”.
“Non ci sono piani per buyback o dividendi straordinari dividendi – ha specificato – Abbiamo comunque un buffer che ci farà rispettare la nostra strategia sui dividendi. Siamo una banca focalizzata sul lungo termine”. Sull’M&A, “siamo sempre aperti a valutare opportunità, anche perchè abbiamo una storia di acquisizioni. Abbiamo certi criteri: le società che acquisizioni devono essere nel business o molto vicine. Inoltre, noi dobbiamo essere capaci di aggiungere valore ed estrarre sinergie da questi deal. Preferisco avere una parte significa del piano eseguita prima di fare acquisizioni, quindi eseguire per un certo tempo prima di creare distrazioni”.
A una domanda su quali sono i principali competitor, l’AD ha risposto che nell’area commercial banking “sono le grandi banche che operano nelle nicchie che noi presidiamo”, mentre nell’area NPL ha ammesso che “la competizione sta aumentando”. Inoltre, ha aggiunto che non vede una “minaccia dal fintech in quello che facciano“. Nel caso qualche segmento di ricavi non rispettasse le aspettative, Banca Ifis ritiene di avere una diversificazione sufficiente per reagire. “Una buona parte dei nostri costi è variabile – ha ricordato l’AD – Ad esempio negli NPL se non ci sono ricavi, non c’è nemmeno una grande parte dei costi. Inoltre, possiamo anche posticipare le assunzioni”.
“Nell’arco di piano compreremo 7,5 miliardi di euro di NPL, di questi 1 miliardo è soggetto a calendar provisioning“, ha spiegato Geertman. Sul fronte NPL, la strategia porterà a valutare accordi di forward flow per migliorare la stabilità degli acquisti, la condivisione dell’investimento con co-investitori per mitigare l’impatto del calendar provisioning, ma anche partnership con servicer specializzati in segmento non-core per ottimizzare il recupero e contenere i costi fissi. Nell’arco del piano, la stima base è che gli NPL acquistati e soggetti a calendar provisioning saranno circa il 15%. L’impatto del calendar provisioning sarà quasi completamente mitigato dall’allocazione tempestiva dei crediti soggetti a calendar provisioning alle società veicolo, è stato spiegato dal management durante la presentazione agli analisti.
Nell’ambito della digitalizzazione “nell’area NPL amplieremo l’utilizzo di robotica e sistemi di intelligenza artificiale per ottimizzare le strategie di recupero”, ha detto Geertman. L’obiettivo è di ridurre del 30% i tempi di onboarding dei portafogli NPL, di nuova acquisizione e gestire in modo digitale e centralizzato più del 20% dei volumi. Nel segmento Corporate and Commercial Banking, gli investimenti porteranno entro il 2024 al raddoppio dell’acquisizione dei clienti attraverso canali digitali (oltre il 40% rispetto il 25% di oggi), ad avere oltre il 90% delle erogazioni completate in meno di 3 giorni e alla riduzione del tempo medio di risposta: entro le 24 ore rispetto ai circa 12 giorni attuali, garantendo una relazione con il cliente full digital.
In una visione di Bank-as-a-platform, Banca Ifis punta ad aprirsi a nuove collaborazioni strategiche con attori specializzati per ridurre la complessità e contenere i costi fissi. “Puntiamo al potenziamento delle partnership commerciali – ha detto Raffaele Zingone, condirettore generale e chief commercial officer – Abbiamo iniziato con Banca Generali, con cui dobbiamo creare fiducia in due diversi sales network e abbiamo diversi bisogni dei clienti da soddisfare. Siamo quindi focalizzati sul digitale, dobbiamo garantire risposte real-time ai clienti e la gestione digitale di tutta la comunicazione”.
Per quanto riguarda le emissioni obbligazionarie, “vorremmo andare sul mercato il prima possibile, ma dipende comunque dal mercato e da fattori come lo spread”, ha detto Saverio Bonavita, responsabile della direzione capital markets. “Verso fine anno vorremmo comunque fare un’altra emissione, possibilmente ESG”, ha aggiunto. Nel nuovo piano industriale sono previsti nuovi potenziali collocamenti di obbligazioni per un massimo di 2,5 miliardi di euro. In particolare, l’istituto potrebbe lanciare nuovi collocamenti per 800 milioni di euro nel 2022 e nel 2023 e per 900 milioni nel 2024 a seconda delle esigenze di capitale, dei costi di finanziamento e della crescita dei volumi.