(Teleborsa) – L’inizio del nuovo anno ha segnato il crollo del mercato dell’auto. Secondo i dati diffusi oggi dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili a gennaio 2022 – sulla base delle risultanze dell’Archivio Nazionale dei Veicoli al 31.01.2022 – sono state immatricolate 107.814 autovetture a fronte delle 134.198 iscrizioni registrate nello stesso mese dell’anno precedente, pari a un calo del 19,66% su gennaio 2021. Un calo che risulta ancora più accentuato se paragonato al periodo pre-pandemia (-34,8% su gennaio 2019).
I trasferimenti di proprietà – stando alle certificazioni rilasciate dagli Uffici della Motorizzazione nel mese di gennaio 2022 – sono stati 348.137 a fronte di 259.244 passaggi registrati a gennaio 2021, con un aumento del 34%. Il volume globale delle vendite mensili, pari a 455.951, ha interessato per il 23,65% vetture nuove e per il 76,35% vetture usate.
“È ancora viva l’eco dell’ottimo risultato conseguito dal nostro Paese con la crescita del 6,5% del PIL nel 2021, ma a frenare gli entusiasmi – evidenzia il Centro Studi Promotor commentando i dati del Mims – arriva subito la doccia gelata della notizia di un altro dato catastrofico per il mercato dell’auto. La gravità della situazione è messa bene in luce dal fatto che, se si proietta il dato del gennaio scorso sull’intero 2022, si ottiene un volume di immatricolazioni, per l’intero 2022, di 1.198.000 autovetture con un calo del 17,8% sul 2021″.
Secondo il Centro Studi Promotor l’attuale situazione del mercato dell’auto è, dunque, “assolutamente anomala, non solo perché per livello di immatricolazioni ci riporterebbe agli anni ’60 del secolo scorso, ma anche perché l’andamento del settore rischia di essere in netto contrasto con quello dell’economia”. Nel 2021 il mercato dell’auto – rileva il Centro Studi – è cresciuto del 5,5%, ma per il 2022, mentre ci si attende, secondo Bankitalia, una crescita del PIL del 3,8%, il mercato dell’auto, se non si inverte la tendenza in atto, potrebbe far registrare un calo del 17,8%. “È del tutto evidente – sottolinea Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – che, in mancanza di interventi immediati, il settore dell’auto, che vale il 12% del PIL, potrebbe diventare una pesante palla al piede per il PIL, mettendo fortemente a rischio la prospettiva di una crescita del 3,8% prevista per quest’anno”. Sottolineando come, al contrario di quanto annunciato, la situazione dell’auto non sia stata affrontata nell’ambito della Legge di Bilancio per il 2022 il Centro Studi Promotor richiama
con estrema urgenza “la necessità di immediati interventi governativi per invertire la pericolosissima tendenza in atto affrontando la crisi dell’auto sia con misure che favoriscano la transizione ecologica attraverso il rinnovamento del parco circolante che con misure che puntino anche a neutralizzare gli effetti negativi della transizione sull’occupazione e sulla produzione di particolari settori del comparto automobilistico”.
Sulla stessa linea l’Unrae. “Ci auguriamo che adesso, finalmente, il Governo riprenda in mano i dossier, come quello dell’automotive, che negli ultimi mesi sono stati completamente trascurati”, afferma il presidente dell’Unrae Michele Crisci. L’elenco delle misure auspicate dall’Unrae parte dalla necessita` di dare rapida attuazione ai piani previsti dal PNRR per le reti di infrastrutture dei veicoli elettrici, con un cronoprogramma puntuale su come investire le risorse stanziate. “È urgente, inoltre – aggiunge Crisci – portare avanti i progetti del Ministero dello sviluppo economico a sostegno dell’acquisto di veicoli a basse emissioni, per non bloccare il processo di elettrificazione nel nostro Paese. E, infine, allineare la fiscalita` italiana dei veicoli aziendali a quella dei principali major market europei per rendere competitive le imprese italiane. Si tratta di misure imprescindibili per supportare la transizione ecologica a vantaggio di aziende, lavoratori, consumatori e dell’intera collettivita`. Senza interventi, la transizione ecologica verra` fortemente rallentata se non interrotta e l’Italia rischiera` di rimanere fanalino di coda nelle politiche green rispetto a Germania, Francia, Spagna e Regno Unito, condannando all’arretratezza lo sviluppo del mercato degli ECV nel nostro Paese. Gia` il mese di gennaio ne e` una conferma con una quota di BEV e PHEV che crolla all’8,4%, perdendo quasi 5 punti rispetto a dicembre scorso”.