(Teleborsa) – Gli imprenditori interessati a quotare la loro società in Borsa e gli operatori che lavorano sui mercati di Borsa Italiana sembrano destinati a non sapere in tempi brevi se sarà prorogato il credito di imposta sui costi di quotazione. Secondo indiscrezioni di stampa, la misura potrebbe non trovare spazio nel disegno di legge di Bilancio che andrà in consiglio dei ministri e quindi le speranze del mercato sarebbero affidate agli emendamenti parlamentari.
Lo scenario appare analogo a quanto successo lo scorso anno, quando la proroga è arrivata solamente a fine dicembre. Inoltre, per il 2022 il credito d’imposta per le spese di consulenza relative alla quotazione delle piccole e medie imprese (PMI) – istituito dalla legge di bilancio 2018 – è stato ridotto all’importo massimo di 200.000 euro dai precedenti 500.000 mila euro. La misura prevede che le PMI che decidono di quotarsi in un mercato regolamentato o in sistemi multilaterali di negoziazione possano usufruire di un credito d’imposta pari al 50% delle spese di consulenza sostenute, con un limite massimo prefissato.
I costi che una società che intende affrontare il processo di quotazione sostiene dipendono dalla complessità aziendale e dallo standing del mercato. Secondo il team Capital Market di Deloitte, i principali sono: costi dei legali legati agli aspetti contrattuali (fra i quali quelli relativi alla predisposizione del Prospetto Informativo e del Documento di Ammissione); costi dello Sponsor; costo della società di revisione e/o altri consulenti; contributi e diritti corrisposti alla Consob e a Borsa italiana; spese di marketing, di presentazione agli investitori istituzionali e spese di comunicazioni a mezzo stampa. Oltre ai costi fissi, vi sono i costi del collocamento dei titoli azionari effettuato dai broker che assistono la società, generalmente calcolati in percentuale sul capitale raccolto.
Dalla sua introduzione nel 2018, il Bonus IPO ha rappresentato un forte incentivo per la quotazione sul mercato Euronext Growth Milan (EGM), il segmento di Borsa Italiana dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita. In anni in cui sono aumentati i delisting, il forte flusso di nuove aziende sull’EGM ha aiutato Piazza Affari a rimanere competitiva. L’incentivo fiscale sui costi di quotazione nel quadriennio di applicazione 2018-2021 ha favorito oltre 90 IPO con un utilizzo complessivo della misura da parte delle PMI di circa 40 milioni di euro, secondo l’Osservatorio Euronext Growth Milan di IR Top Consulting.
La capitalizzazione di mercato totale di Euronext Growth Milan, al 30 settembre 2022, era di quasi 10 miliardi di euro (in calo rispetto agli oltre 11,5 miliardi di fine 2021 per i ribassi dei listini) e il segmento è composto da 183 società, di cui 5 del segmento professionale, secondo il report sull’EGM di CFO SIM.
Il numero di IPO e la dimensione media delle operazioni è aumentato notevolmente nel corso degli anni, con un picco nel 2021 quando 44 nuove società sono state quotate su Euronext Growth Milan (di cui 2 come SPAC) raccogliendo 843 milioni di euro di proventi (485 milioni escluse le SPAC). Guardando alle IPO, le società attualmente quotate su Euronext Growth Milan hanno raccolto in media 14,2 milioni di euro (la mediana è di 5 milioni di euro).
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