(Teleborsa) – Quotazione sì, ma non su Piazza Affari. Cresce la lista di società italiane che hanno già annunciato l’intenzione di sbarcare in Borsa (o stanno lavorando sottotraccia per questo obiettivo) scegliendo però un’altra piazza alla Borsa di Milano. Quello della perdita di attrattività agli occhi delle stesse aziende italiane – per processi di quotazione troppo strutturati o dimensione limitata del mercato – è un altro problema che si aggiunge a un periodo non facile per Borsa Italiana, impegnata nel processo di integrazione all’interno del gruppo . Allo stesso tempo, il fatto che aziende italiane ricevano attenzione e capitali sui mercati internazioni testimonia il ruolo dell’Italia nell’essere una vetrina per lanciare il Made in Italy nel mondo.
Tra chi ha già delineato il percorso per diventare public company c’è il gruppo Ermenegildo Zegna, azienda italiana di abbigliamento di lusso maschile che si quoterà a Wall Street tramite la fusione con la SPAC Investindustrial Acquisition Corp di Andrea Bonomi. La scelta di arrivare in Borsa attraverso una SPAC e non tramite una IPO, e la quotazione a Wall Street piuttosto che su altri listini, non ha avuto ragioni profonde, secondo i diretti interessati. “Siamo stati approcciati da Ermotti (presidente di Investindustrial Acquisition Corp, ndr) che ha messo me e Bonomi insieme. Hanno deciso di creare la SPAC a New York e quando mi hanno chiesto di unirmi al progetto abbiamo detto sì. Non c’è stata una competizione tra una SPAC o una IPO o con un’altra borsa e New York”, ha spiegato il mese scorso Gildo Zegna.
La famiglia Preatoni ha scelto invece la Borsa di Parigi per quotare – entro fine anno – una holding che raccolga le circa 40 società che fanno parte del gruppo, attivo soprattutto nella gestione di resort e nel settore dei viaggi. “Non faremo una IPO – ha spiegato Eugenio Preatoni, figlio di Ernesto Preatoni – Abbiamo trovato un veicolo: abbiamo già rilevato una società già quotata e svuotata che stava per essere delistata dai commissari perché non aveva più ragione di esistere. Abbiamo approfittato di questa occasione perché listare una società è molto più complesso mentre fare gli apporti è molto più semplice”.
La Borsa di Parigi dovrebbe essere l’obiettivo anche per la società bolognese Biogenera, specializzata nella creazione e sviluppo di farmaci personalizzati a DNA. In concomitanza con il lancio di una raccolta di capitali su , ha annunciato di aver avviato il processo di quotazione in Borsa su Euronext, senza specificare però in quale mercato. Secondo le ultime indiscrezioni, l’IPO avverrà probilmente su Euronext Access. Per Biogenera è il secondo tentativo di quotazione, dopo quello andato male l’anno scorso su Borsa Italiana con la SPAC Life Care Capital.
C’è invece meno chiarezza sulle intenzioni di MotorK, azienda che sviluppa piattaforme tecnologiche integrate e soluzioni verticali professionali per il mercato europeo dell’automotive. A giugno Bloomberg aveva scritto che la società stava valutando un’offerta pubblica iniziale sulla Borsa di Amsterdam, puntando a raccogliere circa 150 milioni di euro e ottenere una valutazione fino a 600 milioni di euro. MotorK starebbe lavorando con Berenberg e per sbarcare in Borsa entro la seconda metà di quest’anno. Al processo di quotazione potrebbe stare lavorando anche il nuovo direttore finanziario, Andrea Servo, ex CFO della societa di pubblicità digitale quotata in borsa Seat Pagine Gialle (prima della sua fusione con Italiaonline).