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USA, il dato sull'inflazione può placare i timori che la FED sia troppo rilassata

(Teleborsa) – La diffusione del dato sull’inflazione USA di luglio era l’evento macroeconomico della settimana e molti temevano che una sua ulteriore accelerazione potesse segnalare un pericoloso surriscaldamento dell’economia. In realtà i prezzi al consumo statunitensi sono aumentati a un ritmo più moderato, anche se non abbastanza da fornire un notevole sollievo alle preoccupazioni delle imprese a stelle e strisce. Inoltre, la cosiddetta “inflazione core”, che esclude energia e cibo, è aumentata dello 0,3%: meno delle attese degli analisti (+0,4%) e ben al di sotto del +0,9% di giugno. Gli economisti considerano il dato core un indicatore più affidabile poiché è isolato dalle frequenti oscillazioni dei prezzi del petrolio e dei generi alimentari.

“Nonostante l’inflazione statunitense sia su livelli record dal 2008 ha evidenziato un forte rallentamento nella crescita mensile – ha commentato Filippo Diodovich, Senior Market Strategist IG Italia – L’inflazione molto elevata ma che non supera valori considerati eccessivi rimane nel range di tolleranza della FED soprattutto dopo l’introduzione dell’average inflation targeting”. Secondo Diodovich, la FED potrebbe “annunciare l’inizio del processo di tapering nel meeting del FOMC di settembre quando saranno comunicate anche le nuove proiezioni sulle principali variabili macroeconomiche” e che “gli acquisti di Treasuries e MBS saranno ridotti a partire da dicembre 2021 in modo graduale”. Per il rialzo dei tassi d’interesse “il sentiero è ancora lungo” e potrebbe avvenire nell’ultimo trimestre 2022 o nel primo trimestre 2023.

“I dati dell’indice dei prezzi al consimo di oggi dovrebbero aiutare a placare i timori degli investitori che la FED sia troppo rilassata riguardo alle pressioni inflazionistiche – ha scritto in una nota Seema Shah, chief strategist di Principal Global Investors – I dettagli del rilascio dei dati suggeriscono un certo allentamento della riapertura e l’aumento dei prezzi dovuto alla carenza di offerta e suggeriscono provvisoriamente che l’inflazione potrebbe aver raggiunto il picco”.

Luglio è stato un po’ un mese di transizione, poiché l’impennata dei prezzi concomitante con la riapertura dell’economia ha iniziato a diminuire, mentre altre categorie mostrano segni di voler prendere il testimone”, è stato il commento di Stephen Stanley, capo economista di Amherst Pierpont Securities. Un esempio lo ha fornito lo stesso Dipartimento del Lavoro, affermando che un minor aumento dei costi di auto e camion usati è stato un “fattore principale” nella moderazione dell’indice dei prezzi al consumo.

Il sollievo fornito dal dato sull’inflazione è arrivato in una settimana che si era aperta con forte preoccupazione per l’impatto della variante Delta sulla ripresa globale. “Nella settimana in corso è tornato forte il tema del timore per la variante Delta con le materie prime scambiate in ribasso per i timori di virus guidati dal petrolio greggio e dal rame, mentre l’oro in questi giorni è alle prese con una serie di altalene che preannunciano tempesta”, ha commentato Ole Hansen, Head of Commodity Strategy per BGSaxo.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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