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USA, cosa rischia Wall Street con l'aumento delle tasse sul capital gain

(Teleborsa) – Investitori e analisti statunitensi stanno affermando che è troppo presto per farsi prendere dal panico per il possibile aumento dell’imposta federale massima sul capital gain, che potrebbe passare al 43,4% dall’attuale 23,8% secondo quanto riportano i media americani citando un dossier che l’amministrazione Biden sta mettendo a punto. Se effettivamente dovesse essere implementato, il provvedimento sarebbe una significativa inversione di tendenza rispetto ai tagli fiscali promossi dall’ex presidente Donald Trump nel 2017 e rappresenterebbe un incentivo per gli investitori in azioni a vendere prima che l’aliquota entri in vigore.

“Non credo che nessuno sia veramente sorpreso dal fatto che Biden stia lavorando a una tassa sui capital gain, ma ciò che poche persone si aspettavano è che lo avrebbe fatto così presto e in questa portata“, ha commentato ieri Max Gokhman, responsabile dell’asset allocation presso Pacific Life Fund Advisors. Non è però detto che la misura sia alla fine così drastica come emerso dalle prime indiscrezioni (che hanno fatto chiudere Wall Street in sensibile calo nella giornata di ieri). Fox Business ha riferito oggi che l’aliquota finale potrebbe finire per essere più vicina al 35% che al 43%, come suggerito da Bloomberg, il primo media a ripore la notizia.

Secondo molti bisognerà aspettare di conoscere la proposta nei dettagli e valutare poi le sue possibilità di avere il via libera dal Congresso (con un Senato spaccato a metà tra Democratici e Repubblicani). “Il diavolo sta nei dettagli. (La misura) sarà retroattiva al primo gennaio di quest’anno e quindi non sarà necessario vendere subito? Entrerà in vigore all’inizio del prossimo anno? Ma soprattutto verrà approvata? – ha commentato a Bloomberg Chris Grisanti, chief equity strategist di MAI Capital Management – Ci sono molte questioni in gioco. Una cosa di cui gli investitori possono essere certi è che le tasse stanno aumentando e dobbiamo pagare almeno parzialmente tutti i soldi che abbiamo speso per gli stimoli all’economia”.

“Alcuni trader sono alla ricerca di una scusa per un profit lock-in e potrebbero scegliere di utilizzare questa storia come catalizzatore”, ha scritto in una nota ai clienti Edward Moya, analista senior per l’America di Oanda. In altri termini, gli investitori potrebbe scegliere di protegge da possibili ribassi i propri investimenti, anche alla luce dei rally del mercato americano degli ultimi mesi. Di un possibile rischio di correzione si parlava infatti ben prima del piano di Biden per l’innalzamento delle tasse sulle plusvalenze.

Si può comunque prevedere come il mercato reagirà se le indiscrezioni dovessero avverarsi. “La storia mostra che i prezzi delle azioni diminuiscono, le allocazioni azionarie diminuiscono e lo slancio del mercato finanziario si attenua in vista dell’aumento dell’aliquota fiscale sulle plusvalenze”, hanno scritto gli analisti di . “Tuttavia, qualsiasi potenziale vendita di azioni sarà di breve durata e annullata nei trimestri successivi”. Logicamente, aggiunge la banca d’affari, le azioni che hanno guadagnato di più potrebbero essere colpite duramente nella correzione a breve termine.

Storicamente, quando l’aliquota fiscale cambia, così fa il multiplo Price-To-Earnings (PE) sull’S&P 500, ha affermato Keith Parker, che è a capo della strategia azionaria statunitense di . La nuova proposta potrebbe causare un contraccolpo del 7% per il multiplo PE, secondo il modello di Parker, principalmente per il fatto che gli investitori sarebbero meno disposti a pagare per i guadagni potenziali. A essere più colpiti da un’ondata di vendite sarebbero i titoli che più sono cresciuti negli ultimi 12 mesi (come successo nel 1986 quando l’aliquota passò dal 20 al 28%) e quindi in larga parte le azioni del mondo tech, i cui valori sono schizzati alle stelle in concomitante della pandemia.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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