(Teleborsa) – Ponti, strade, aeroporti, veicoli elettrici, banda larga, acquedotti, rete elettrica. Il piano da oltre 2.000 miliardi del presidente USA Joe Biden intende modernizzare ogni aspetto delle infrastrutture del Paese, non solo per dare un ulteriore impulso alla ripartenza dell’economia (grazie alla creazione di posti di lavoro per gli interventi), ma anche per affrontare sfide sociali di lunga data.
Secondo molti esperti, se la spesa da 2.000 miliardi fosse confermata, il piano (i cui interventi sarebbero spalmati su 8 anni) potrebbe infatti porre fine a decenni di stagnazione degli investimenti federali in infrastrutture e riporterebbe gli investimenti governativi in quest’ambito, se rapportati alla grandezza dell’economia, ai livelli più alti dagli anni ’60.
Approvare l’intero pacchetto non sarà però semplice: anche se c’è consenso bipartisan sulla necessità di investire sulle infrastrutture nella fase di uscita dalla pandemia, i repubblicani al Congresso cercheranno di contrastare l’ingente spesa pubblica prevista, oltre che frenare l’aumento della corporate tax previsto per finanziare il piano.
I grandi investimenti del piano sarebbero finanziati in particolare da un aumento delle imposte sulle imprese, che passerebbero dal 21% al 28%. Secondo la Casa Bianca, il tasso rimarrebbe comunque, dopo questo aumento, al minimo dalla Seconda guerra mondiale, ad eccezione degli anni trascorsi dalla riforma fiscale di Donald Trump approvata nel 2017. Altri interventi per recuperare fondi riguarderebbero l’eliminazione di tutte le agevolazioni fiscali sui combustibili fossili e l’abrogazione degli incentivi per spostare attività e posti di lavoro offshore.
Secondo le ricostruzioni di Reuters, il piano comprende 650 miliardi di dollari per strade, ferrovie e trasporti. In particolare, si punterebbe a modernizzare 20.000 miglia di autostrade e strade, e 10.000 ponti. Raddoppierebbero i finanziamenti federali per il trasporto pubblico con un investimento di 85 miliardi di dollari, sarebbero destinati 25 miliardi per aeroporti, 17 miliardi per vie navigabili interne, porti e traghetti. Ci sarebbero inoltre 174 miliardi di dollari per stimolare il mercato dei veicoli elettrici.
Un’altra grande parte del piano riguarda le cosiddette “infrastrutture domestiche“, come banda larga, acqua pulita, rete elettrica e alloggi di buona qualità, per complessivi 650 miliardi di dollari. Tra le altre cose, sarebbero sostituiti il 100% dei tubi di piombo che trasportano l’acqua nelle città di tutto il Paese e si porterebbe l’accesso alla banda larga per circa il 35% degli americani delle zone rurali che non hanno il servizio.
Altri 400 miliardi sarebbero per la “care economy“, con fondi per gli operatori sanitari e l’assistenza domiciliare o comunitaria per centinaia di migliaia di anziani e persone con disabilità. 580 miliardi di dollari andrebbero invece per produzione, formazione e ricerca. Di questi, 50 miliardi per la produzione domestica di semiconduttori e 180 miliardi in ricerca e sviluppo con un focus sull’energia pulita.