(Teleborsa) – “Guardiamo al futuro e non al passato”. Questo in sintesi il messaggio lanciato nel corso del webinar “Sardegna alimentata solo da fonti rinnovabili: si può fare”. Al centro dell’incontro la presentazione dello studio intitolato “Una valutazione socio-economica dello scenario rinnovabili per la Sardegna” realizzato dall’Università di Padova e del Politecnico di Milano per conto del WWF che conferma fattibilità e convenienza della transizione verde in Sardegna.
Chiudere gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a carbone entro il 2025, e decarbonizzare il sistema energetico al 2050 in Sardegna, evitando nuovi investimenti in combustibili fossili, – rileva lo studio – è possibile e porta molti posti di lavoro. In tale scenario – secondo gli esperti – la Regione deve guardare avanti non rimanendo vincolata al progetto, ormai obsoleto, della metanizzazione.
“La Sardegna è alimentata principalmente da centrali a carbone. Da alcuni anni si sta cercando di attuare la metanizzazione ma il mondo sta andando da un’altra parte verso l’elettrificazione perché questo permette di usare direttamente fonti rinnovabili” ha affermato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia WWF Italia. Un progetto in cui il WWF ha eletto l’Enel partner di eccezione in quanto – ha spiegato Midulla – “la società, in linea con la visione del WWF, ha presentato studi e prese di posizione in cui sceglie la via delle rinnovabili e dell’elettrificazione per questo guardiamo con molta attenzione alle proposte che sono venute e verranno da Enel”.
Dei vantaggi dell’elettrificazione in Sardegna ha parlato Arturo Lorenzoni, docente di Economia dell’Energia ed Electricity Market Economics alla Scuola di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova, dipartimento che ha curato lo studio. “Lo scenario a cui si è lavorato – ha spiegato Lorenzoni – prevede un 50% di generazione elettrica da eolico, un 25% da fotovoltaico, un 11% dall’idroelettrico, un 10% di importazione, un 10% da idrogeno verde. Tecnicamente, sulla base dei nostri risultati, la rete tiene ed è possibile alimentare il fabbisogno energetico dell’isola senza ricorrere ai combustibili fossili. A fianco degli investimenti nella generazione di 17 GigaWatt complessivi tra fotovoltaico ed eolico, è necessario investire su degli accumuli. Si tratta di investimenti importanti ma allineati con lo sviluppo del sistema energetico: stiamo parlando, a seconda dei diversi scenari ipotizzati, di una cifra compresa tra i 350 e i 450 milioni di euro l’anno di investimenti in 10 anni. Complessivamente si tratta di circa 20 miliardi di euro di investimenti necessari da oggi al 2050. Investimenti che in buona parte sono comunque da farsi a prescindere dal tema della decarbonizzazione. Bisogna, inoltre, tenere conto che questo porterà alla creazione di circa 3mila posti di lavoro permanenti al 2030 e 4mila al 2050 a cui se ne aggiungono altrettanti nel caso dello sviluppo degli accumuli a idrogeno. Un’economia basata su una generazione distribuita è un’economia che fa riferimento a un lavoro anch’esso distribuito basato su imprese locali. Questi elementi fanno privilegiare uno scenario basato su fonti rinnovabili rispetto a uno scenario basato sul gas anche se orientato alla produzione di idrogeno e alla progressiva decarbonizzazione. Senza considerare che il potenziale dell’isola in termini di energie rinnovabile è certamente superiore a quello ipotizzato nello studio. Tutte le ipotesi, dalle ricadute occupazionali al risparmio di CO2 (stimato in 25 euro a tonnellata fino al 2030 e 50 euro a tonnellata tra il 2030 e il 2050), sono infatti state caute. Lo scenario rinnovabili in Sardegna – ha concluso – è uno scenario tecnicamente fattibile, uno scenario che valorizza l’economia locale, crea posti di lavoro e che indubbiamente riesce ad anticipare gli obiettivi dati a Parigi senza oneri per i consumatori sardi”.
“Parliamo di sostanza e non di spot. Con il nostro progetto “Sardegna isola verde” – ha sottolineato nel corso del suo intervento Sonia Sandei, responsabile dell’unità Elettrificazione nella Sostenibilità e Affari Istituzionali di Enel Italia – abbiamo immaginato che questo territorio, particolarmente vocato per la presenza di fonti di rinnovabili, fosse il contesto ideale in cui provare a saltare la transizione a gas passando direttamente a una transizione verso le fonti rinnovabili con l’utilizzo dello storage. La nostra analisi, portata avanti per più di una anno e mezzo, aveva l’obiettivo di accelerare il percorso verso la transizione ecologica utilizzando l’elettrificazione. La Sardegna è un contesto particolare e unico per lo sviluppo dell’elettrificazione perché ha un metano marginale che rende l’elettrificazione molto più attrattiva dl punto di vista economico. La propensione all’elettrificazione dei sardi è, infatti, al 28%. L’isola conta già un 42% di edifici già elettrificati. Uno dei pilastri del Pnrr è, inoltre, l’elettrificazione dei porti e la Sardegna ne ha 9. L’industria sarda è attualmente elettrificata al 44% nei settori più trainanti: alimentare, manifattura e macchinari. Questo per dire che partiamo da un contesto già favorevole nel quale, tuttavia, c’è spazio per migliorare. L’elettrificazione corrisponde anche a una riduzione della bolletta per i consumatori che può arrivare, con una triplicazione dell’efficienza energetica, fino al 50% comportando, inoltre, un taglio dell’80% delle emissioni di CO2. Da un sondaggio che abbiamo effettuato è emerso che la propensione all’elettrificazione dei consumatori sardi stimata intorno al 25% arrivava all’80% dopo che si spiegavano loro i benefici e si illustrava la presenza, attualmente, di incentivi. Nelle imprese, già molto elettrificate, l’abbattimento stimato della spesa sarebbe del 20% con una riduzione delle emissioni dell’80%. I tre pillar su cui si basa l’elettrificazione della domanda energetica in Sardegna sono: la mobilità elettrica, privata e trasporto pubblico; le abitazioni; i porti e le flotte. Non soltanto ce la faremo a gestire in condizioni di assoluta sicurezza del sistema la transizione verso le fonti rinnovabili ma riusciremo a generare dei benefici sul territorio sotto forma di investimenti, ricadute e occupazione nuova creata”.
“La classe dirigente sarda – ha affermato Carmelo Spada, delegato WWF Regione Sardegna – è fossilizzata sul metano. È assurdo che si porti ancora avanti questa rivendicazione quando, attualmente, la mancata metanizzazione dell’isola è un’opportunità. Si racconta che le bollette con il metano scenderanno del 30-40% ma questo può essere vero ora con il prezzo calmierato ma bisogna considerare che si tratta di una fonte fossile che in Sardegna non viene prodotta e andrà acquistata all’esterno ai prezzi di mercato che sono destinati a salire”.
Altro tema di dibattito è stata la questione dell’impatto delle fonti rinnovabili sul territorio. “Come WWF – ha assicurato Midulla – lavoriamo attivamente per la minimizzazione dell’impatto delle fonti rinnovabili sul territorio. Un impatto che è nullo in confronto a quello del cambiamento climatico”. “L’Aiea dice che entro il 2035 i sistemi devono essere elettrici. È inutile dire – ha commentato Matteo Leonardi, direttore Generale ECCO – che le fonti rinnovabili occupano troppo territorio. Non c’è attualmente alternativa e bisogna impegnarsi da subito per trovare la giusta collazione di tali impianti e armonizzarli il meglio possibile. Altrimenti arriveranno comunque le fonti rinnovabili e se non si è pensato per tempo a dove installare gli impianti, arriveranno in maniera disordinata con meccanismi non attenti al territorio”.