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Rame ai massimi in dieci anni su prospettive ripresa e colli di bottiglia

(Teleborsa) – Nella giornata odierna il prezzo del rame ha toccato i 9.965 dollari la tonnellata sul London Metal Exchange, il livello più alto da marzo 2011, prima di rintracciare leggermente. La corsa della materia prima, in rialzo dalla metà dello scorso anno (dopo aver accusato un contraccolpo in corrispondenza del crollo dei mercati con l’avvento della pandemia), sembra lanciata verso la soglia psicologica dei 10 mila dollari, con il massimo storico a quota 10.190 (raggiunto nel febbraio 2011), secondo dati Bloomberg.

L’avanzare delle campagne di vaccinazioni fa ben sperare per una forte ripresa dell’economica globale, tanto che alcune catene di approvvigionamento potrebbero trovarsi in difficoltà. Non è solo il rame a sperimentare poderosi rialzi: il palladio, ad esempio, è ai massimi di sempre, grazie a una tempesta perfetta che ne sta stimolando la carenza.

“I dati marcoeconomici continuano a indicare condizioni di forte domanda di rame“, ha scritto in una nota Vivek Dhar, analista della Commonwealth Bank of Australia, citando i dati positivi sulla produzione industriale e gli indici manifatturieri in tutto il mondo registrati nelle ultime settimane. “Sebbene la domanda possa aver fatto quanto possibile per il ciclo a più breve termine, i colli di bottiglia dell’offerta sia nelle materie prime che nel trasporto continuano a fare la loro parte”, hanno invece affermato in una nota gli analisti di BMO Capital Markets. “Nel frattempo, le dinamiche di crescita globale positive a medio termine continuano a stimolare l’interesse dei mercati finanziari per le materie prime nel loro complesso”, hanno aggiunto.

A sostenere il prezzo del rame non ci sono solo infatti le prospettive di ripresa post-pandemia. Pressioni tecniche e normative potrebbero mettere in difficoltà i produttori della materia prima. Nel principale produttore mondiale, il Cile, un gruppo di lavoratori portuali questa settimana ha iniziato le proteste contro le politiche di contrasto alla pandemia del governo, mettendo sotto pressione le forniture a breve termine, riporta il portale specializzato mining.com. Sul lungo termine, i produttori temono che i piani per aumentare le royalties delle attività minerarie potrebbero avere effetti negativi sugli investimenti e rendere il Paese (responsabile di un quarto dell’offerta globale) meno competitivo.

Secondo recenti stime di , il prezzo del rame può salire a 15.000 dollari entro il 2025. “Le discussioni sul picco della domanda di petrolio trascurano il fatto che senza un aumento nell’uso del rame e di altri metalli chiave, la sostituzione del petrolio con le energie rinnovabili non avverrà”, hanno scritto gli analisti della banca d’affari. La domanda potrebbe aumentare in modo significativo, del 900% fino a 8,7 milioni di tonnellate entro il 2030, secondo le stime di Goldman Sachs, che sottolinea come se anche questo processo fosse più lento, la domanda aumenterebbe comunque del 600% a 5,4 milioni di tonnellate.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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