(Teleborsa) – La domanda mondiale di petrolio è diminuita per tre mesi consecutivi a causa di una ripresa dei casi di Covid-19 in Asia e, di conseguenza, la stima per il terzo trimestre del 2021 è stata rivisto al ribasso di 200 mila barili al giorno rispetto alle previsioni del mese scorso. È quanto si legge nell’Oil Market Report del mese di settembre dell’IEA, l’Agenzia internazionale dell’energia, la quale però afferma che “stanno già emergendo segnali di un calo dei casi di Covid con la domanda che ora dovrebbe rimbalzare di un netto aumento di 1,6 milioni di barili al giorno (MB/giorno) a ottobre e che continuerà a crescere fino alla fine dell’anno”. La domanda mondiale di petrolio dovrebbe ora aumentare di 5,2 MB/giorno quest’anno e di 3,2 MB/giorno nel 2022.
In sostanza, la diffusione della variante Delta del virus negli ultimi mesi ha spinto l’agenzia a ridurre di 105.000 barili al giorno le proiezioni per la crescita complessiva della domanda per quest’anno, alzando allo stesso tempo di 85.000 barili al giorno le attese per il 2022. “La forte domanda repressa e i continui progressi nei programmi di vaccinazione dovrebbero sostenere un robusto rimbalzo dal quarto trimestre“, si legge nel rapporto.
Le proiezioni IEA per la crescita della domanda nel 2021 sono inferiori di 760.000 barili al giorno rispetto alle stime fornite ieri dall’OPEC, e l’outlook per la crescita nel 2022 è inferiore di 950.000 barili al giorno rispetto all’OPEC.
Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, “il mercato dovrebbe avvicinarsi all’equilibrio a partire da ottobre se l’OPEC+ continuerà a ridurre i tagli alla produzione”. Anche in questo scenario, sarà solo all’inizio del 2022 che l’offerta sarà sufficientemente elevata da consentire il rifornimento delle scorte di petrolio. Nel frattempo, le riserve strategicche degli Stati Uniti e della Cina potrebbero contribuire in qualche modo a colmare il divario.
Il report di settembre dell’organizzazione si ferma ad analizzare gli impatti dell’uragano Ida, che ha colpito gli Stati Uniti tra fine agosto e inizio settembre. “L’uragano Ida sta ancora causando problemi ai mercati statunitensi e globali – viene evidenziato – Le installazioni offshore e le raffinerie sono state lente nel riavviare a causa della gravità della tempesta, costringendo a massicci prelievi di scorte sia di greggio che di prodotti nei mercati chiave. L’impatto maggiore sull’offerta si vedrà a settembre, con perdite totali di approvvigionamento stimate intorno ai 30 milioni di barili”.