(Teleborsa) – Il petrolio scambia ai minimi da tre mesi, con il calo consistente della giornata odierna che si è aggiunto alla debolezza dei giorni scorsi. A pesare sulle quotazioni del greggio è sempre la variante Delta, che sta impattando non solo l’Asia, ma anche l’Europa e gli Stati Uniti. Proprio per questo oggi ha abbassato le stime del PIL degli Stati Uniti per il terzo trimestre e l’intero anno. Un impatto lo ha avuto anche la Federal Reserve: segnalando che potrebbe iniziare a ridurre gli acquisti di asset tra pochi mesi, ha spinto al rialzo il dollaro e al ribasso le materie prime.
Alle 19.15, i future sul greggio Brent di ottobre hanno raggiunto i 66,03 dollari al barile, in ribasso di 2,22 dollari o del 3,25%. I future sul greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) di settembre scambiano in diminuzione di 2,19 dollari, o dello 3,36%, a 63,02 dollari al barile.
“La diffusione della variante Delta continua a offuscare le prospettive della domanda di petrolio – hanno affermato gli analisti di in una nota – Inoltre, i dati sulla produzione della Cina all’inizio della settimana, che hanno mostrato che le raffinerie cinesi hanno processato la minor quantità di greggio in 14 mesi, fanno poco per aiutare il sentiment”.
Dati soprendenti – in negativo – non sono però arrivati solo dalla Cina. I 696 mila barili di forniture di benzina in meno nella settimana al 13 agosto negli Stati Uniti (secondo quanto emerso ieri dalla US Energy Information Administration) ha aggiunto altre preoccupazioni, in quanto è stato il primo aumento in più di un mese (era atteso un decremento di 0,6 milioni di barili).
“I timori per la crescita economica, il rafforzamento del dollaro e un’avversione ai rischi non stanno aiutando il petrolio – ha affermato Giovanni Staunovo, analista di – La domanda continuerà a riprendersi in modo irregolare nelle prossime settimane e il mercato petrolifero rimane sottofornito. Quindi questo dovrebbe ancora supportare i prezzi lungo la strada”.