(Teleborsa) – Le banche centrali dei Paesi emergenti stanno rispondendo in modo aggressivo all’accelerazione dell’inflazione. Lo afferma Fitch Ratings in un nuovo rapporto, in cui viene sottolineato che il cambio di politica monetaria è stato “sorprendente nonostante il fatto che alcuni dei fattori che spingono verso l’alto l’inflazione sembrino transitori, come l’impennata dei prezzi alimentari ed energetici, le strozzature dell’offerta, l’aumento della domanda con la riapertura delle economie”.
L’agenzia di rating evidenzia che le pressioni inflazionistiche interne sono state disomogenee tra i Paesi emergenti, con alcuni mercati del lavoro che si sono inaspriti a causa del calo dei tassi di disoccupazione. In generale, la pressione salariale sembra essere bassa e il passaggio ai prezzi al consumo sembra limitato. Gli effetti di base – cioè il confronto con l’anno scorso – ridurranno l’inflazione su base annua nei Paesi emergenti entro la fine dell’anno, se i tassi mensili rimarranno stabili, sottolinea Fitch.
“Nonostante questo quadro più rassicurante, i banchieri centrali non vogliono correre rischi – ha affermato Robert Sierra, direttore dell’Economics Team di Fitch Ratings – Sebbene considerino transitoria l’attuale inflazione, i responsabili delle politiche monetarie temono che tassi di inflazione più elevati possano tradursi in aspettative di inflazione più elevate, con queste ultime a rischio di radicarsi. Brasile e Russia hanno aumentato con forza i tassi negli ultimi mesi”.
Fitch afferma infine che la prospettiva del tapering della Federal Reserve nel 2021 potrebbe aver giocato un ruolo nelle recenti risposte delle banche centrali dei Paesi emergenti, ma quest’ultime “hanno meno tolleranza rispetto alle loro controparti dei mercati sviluppati per l’inflazione al di sopra dell’obiettivo, anche se si prevede che sia temporanea”.