(Teleborsa) – “Sogno una Pubblica amministrazione che stia dalla parte di 60 milioni di italiani, sogno uno Stato che prenda per mano i cittadini e gli imprenditori, che non li vessi, che risponda alle loro richieste e ai loro bisogni. Sogno di tornare a vedere i volti della Repubblica, come li ha chiamati il Presidente Mattarella, finalmente sorridenti: medici, insegnanti, forze dell’ordine, impiegati”. Lo ha detto il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, intervenendo all’evento online “Il cambiamento della PA” promosso dal Dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’Università Bocconi. “Si può realizzare? Io sono convinto di sì”, ha detto. “C’è l’Europa che ha prodotto il Next Generation Eu, c’è il Piano nazionale di ripresa e resilienza, c’è un Presidente del Consiglio come Mario Draghi, che ha messo la sua enorme credibilità a disposizione di tutti. Questa è la bellezza della politica, di essere un civil servant. È il momento Italia”.
Tolto il vincolo dell’obbligatorietà della soglia minima del 50% dello smart working nella Pubblica amministrazione, introdotta nel passaggio dal lockdown all’emergenza, gli uffici si organizzeranno in libertà a seconda delle effettive necessità, ha spiegato il Ministro. “Con il processo di riapertura, con le vaccinazioni e con la pandemia che si spera calante, si è ritenuto in sede di governo di dare un segnale alle amministrazioni per accompagnare il percorso di riapertura. Come? Togliendo il vincolo del 50%. Saranno le amministrazioni a decidere in progress fino a fine anno come organizzare il lavoro negli uffici stabilendo il numero di dipendenti da collocare in smart working in ragione di tre parametri: produttività, efficienza e customer satisfaction”. “Non si uccide affatto lo smart working”, ha chiarito. “Lo si libera e si lascia il massimo dell’autonomia organizzativa agli uffici. Ricordando sempre che la Pa non esiste in sé per dare uno stipendio a 3,2 milioni di dipendenti pubblici, ma esiste per fornire servizi a 60 milioni di italiani. La risposta è finora molto positiva. Gli uffici intelligentemente si stanno riorganizzando avendo come faro la soddisfazione di cittadini e imprese”
Un passaggio interessante sui concorsi per entrare nella Pa che “da ieri non sono più quelli di prima: i processi, le metodologie, le regole sono cambiate. Siamo planati nella modernità e abbiamo abbandonato carta e penna. Non c’è più il concorso ottocentesco. La pandemia aveva bloccato tutte le selezioni. Ci siamo trovati nella condizione di sbloccarle, semplificarle e digitalizzarle. Questo consentirà d’ora in poi la celebrazione dei concorsi in cento giorni dalla presentazione delle domande alla pubblicazione delle graduatorie. È una piccola grande rivoluzione che cambierà la cultura del reclutamento”.