(Teleborsa) – “Noi, capi di Stato e di governo dei 30 alleati della Nato, ci siamo riuniti a Bruxelles per riaffermare la nostra unità, solidarietà e coesione e per aprire un nuovo capitolo nelle relazioni transatlantiche, in un momento in cui il contesto di sicurezza che affrontiamo è sempre più complesso. La Nato rimane il fondamento della nostra difesa collettiva e il forum essenziale per le consultazioni e le decisioni sulla sicurezza tra gli Alleati. La Nato è un’Alleanza difensiva e continuerà a lottare per la pace, la sicurezza e la stabilità in tutta l’area euro-atlantica. Rimaniamo fermamente impegnati nel Trattato di Washington istitutivo della Nato, compreso il fatto che un attacco contro un alleato sarà considerato un attacco contro tutti noi, come sancito dall’articolo 5”. Questi i concetti ribaditi nell’incipit del lungo comunicato finale del vertice della Nato a Bruxelles.
Due i punti chiave che inaugurano l’era Biden: la Russia è una minaccia alla sicurezza euro-atlantica, la Cina una sfida sistemica all’ordine internazionale. “Il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni – si legge nella nota conclusiva degli Alleati – rimane una minaccia persistente per tutti noi”. E, in tale scenario, non saranno ristabilite normali relazioni con Mosca fino a quando non rispetterà il diritto internazionale, i suoi obblighi e le sue responsabilità internazionali. “Dobbiamo affrontare – sottolineano gli Alleati – minacce a molte facce, competizione sistemica da potenze assertive e autoritarie e una crescente sfida alla sicurezza dei nostri Paesi e dei nostri cittadini da tutte le direzioni strategiche. Le azioni aggressive della Russia costituiscono una minaccia alla sicurezza euro-atlantica”.
Sulla scia di quanto accaduto all’ultimo summit del G7 in Cornovaglia appena conclusosi, i Paesi membri hanno confermato una posizione più sfumata nei confronti della Cina. Posizione sollecitata dalla maggior parte degli Stati europei a dispetto delle pressioni degli Stati Uniti e del suo presidente Joe Biden, alla prima presenza al vertice Nato da inquilino della Casa Bianca. E questo sebbene il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg abbia parlato di forte convergenza di vedute degli alleati. “Le ambizioni dichiarate e il comportamento assertivo della Cina presentano sfide sistemiche per l’ordine internazionale basato sulle regole e per le aree che riguardano la sicurezza dell’alleanza” hanno spiegato i leader della Nato, esprimendo il timore che queste politiche coercitive siano in contrasto con i valori fondamentali sanciti dal Trattato di Washington.
“La Russia – ha affermato Biden – non sta agendo in modo coerente con ciò che speravamo, così la Cina”. Tuttavia, come ha evidenziato il segretario generale della Nato, “non stiamo entrando in una nuova Guerra Fredda e la Cina non è il nostro avversario, non il nostro nemico”. Stoltenberg ha sottolineato come la formazione militare, la crescente influenza e il comportamento coercitivo della Cina pongano anche alcune sfide alla nostra sicurezza che devono essere affrontate insieme come un’Alleanza. Ma Stoltenberg ha anche parlato di opportunità da cogliere nelle relazioni con Pechino. “Dobbiamo impegnarci – ha detto il segretario – con la Cina su questioni come il cambiamento climatico e il controllo degli armamenti. Sulla stessa linea il primo ministro britannico Boris Johnson. “Quando si tratta della Cina, – ha dichiarato il premier britannico – non credo che qualcuno intorno al tavolo voglia impegnarsi in una nuova Guerra Fredda. Penso che le persone vedano le sfide, vedano le cose che dobbiamo gestire insieme, e vedano anche le opportunità”.
I leader della Nato hanno citato come motivi di grande preoccupazione l’arsenale nucleare in espansione di Pechino e i suoi sistemi molto sofisticati, nonché la sua Marina in forte crescita e la sua cooperazione militare con la Russia. L’Alleanza si è impegnata a mantenere “un dialogo costruttivo con la Cina ove possibile”, anche sulla questione del cambiamento climatico, ma ha chiesto a Pechino di diventare più trasparente sulle sue forze armate e in particolare sulle sue “capacità e dottrina nucleari”. Gli alleati hanno esortato la Cina a “impegnarsi in modo significativo nel dialogo, nel rafforzamento della fiducia e nelle misure di trasparenza riguardo alle sue capacità nucleari” sottolineando come “la trasparenza e la comprensione reciproche andrebbero a vantaggio sia della Nato, sia della Cina”.
All’ordine del giorno anche un piano d’azione per il clima, nel tentativo di mitigare il riscaldamento terrestre, considerato come un “moltiplicatore di minacce che ha un impatto sulla sicurezza dell’alleanza”. Gli Alleati inoltre si sono, inoltre, detti pronti a reagire in caso di attacchi nello o dallo spazio e alle minacce cyber distruttive e frequenti. “Riteniamo – si legge nel comunicato – che gli attacchi verso, dallo spazio o nello spazio rappresentino una chiara sfida alla sicurezza dell’alleanza, il cui impatto potrebbe minacciare la prosperità, la sicurezza e la stabilità, e potrebbe anche essere dannoso per le società moderne rispetto a un convenzionale attacco”.
Da parte sua, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha affermato che “l’Italia sostiene pienamente le decisioni odierne di avviare, attraverso la Nato 2030, un processo di ulteriore adattamento per il prossimo decennio e di aggiornamento del Concetto Strategico 2010, basato sui tre compiti fondamentali: difesa collettiva, gestione delle crisi, cooperazione in materia di sicurezza”. Le condizioni di sicurezza – ha spiegato Draghi nel corso del suo intervento al vertice – “sono ancora in rapida evoluzione. Tuttavia, una cosa rimane la stessa: la centralità dell’Alleanza più potente e vincente della storia. I nostri obiettivi – ha proseguito Draghi – sono molteplici: mantenere la nostra superiorità tecnologica collettiva ed essere pronti ad affrontare tutti coloro che non condividono i nostri stessi valori e il nostro attaccamento all’ordine internazionale basato sulle regole e sono una minaccia per le nostre democrazie; preservare la stabilità strategica e rinnovare anche i nostri sforzi per rafforzare il controllo degli armamenti, il disarmo e l’architettura internazionale della non proliferazione; affrontare le implicazioni per la sicurezza dei cambiamenti climatici; rafforzare la nostra resilienza nazionale e la nostra capacità di affrontare i problemi globali che interessano la nostra Alleanza regionale in un’epoca di vulnerabilità strutturale. In questo contesto, la deterrenza e la posizione di difesa della Nato devono essere attuate attraverso un approccio di ampio spettro. Dovremmo guardare a tutte le direzioni strategiche, dalla regione indo-pacifica a un focus costante sull’instabilità della regione mediterranea. Oggi il messaggio che possiamo inviare al resto del mondo – ha concluso il presidente del Consiglio – è quello sancito dal Trattato di Washington: la coesione politica degli alleati e l’impegno incrollabile all’indivisibilità della nostra sicurezza comune è e sarà il vero centro di gravità della Alleanza e la garanzia ultima della nostra difesa collettiva”.