(Teleborsa) – Legalità, salute, fiscalità, impresa e lavoro. Questi i cinque pilastri del “Rapporto Lottomatica-Censis sul Gioco Legale” in Italia, presentato questa mattina presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica con l’obiettivo di valutare il ruolo e la funzione del sistema del gioco legale nel sistema sociale ed economico. “Quello del gioco legale – rileva l’indagine – è un settore economico con imprese, occupati e proventi fiscali per la collettività, regolato dallo Stato e gestito attraverso concessioni pubbliche, con una funzione di argine all’illegalità e che, opportunamente integrato all’interno di un sistema di prevenzione ed intervento, può fornire un importante contributo per combattere il problema della ludopatia”.
“Il Rapporto Lottomatica-Censis – ha detto nella sua introduzione l’amministratore delegato Lottomatica, Guglielmo Angelozzi – dimostra in maniera chiara che il settore può essere un partner formidabile dello Stato su legalità, salute, fiscalità, impresa e lavoro se lo Stato, attraverso regole chiare e stabili, decide di tornare a valorizzare il ruolo dei suoi concessionari e della filiera del gioco legale”.
“Il gioco è espressione dell’umanissima voglia di divertirsi di milioni di italiani, che dimostrano ogni giorno nel concreto che è possibile giocare senza eccessi e senza finire preda di derive patologiche – ha commentato il presidente del Censis, Giuseppe De Rita –. Il gioco legale è un ecosistema alternativo a quello illegale ed è il miglior alleato ad ogni strategia di contenimento dei fenomeni criminali e di quelli patologici”.
“Regolamentare in modo efficace il gioco d’azzardo significa sottrarre ampie fette di mercato alle mafie e alla criminalità – ha affermato Paola Severino, professore di Diritto penale presso la Luiss Guido Carli –. Il nostro Paese deve sempre più rafforzare la partnership tra autorità pubbliche di controllo e operatori legittimi del sistema per individuare rapidamente i flussi di denaro illeciti e contrastare efficacemente l’ingresso di capitali e interessi criminali nell’economia legale”.
“Il Gioco legale – ha sottolineato Federico Freni, sottosegretario al Ministero dell’Economia – rappresenta uno dei settori a più alto impatto di gettito e in tutti i segmenti presenta un’elevatissima ricaduta in termini occupazionali. Occorre quindi che l’intero comparto sia dotato di una regolamentazione stabile e di qualità. Non possiamo permetterci incertezze ulteriori che finirebbero soltanto per penalizzare le imprese che operano nella legalità”.
In tale scenario per il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, è necessario “promuovere la cultura del gioco legale per contrastare le organizzazioni criminali. In questa prospettiva, – ha evidenziato – le sale pubbliche costituiscono un importante presidio di sicurezza nella tutela dei cittadini e della legalità”.
Per Mauro Maria Marino, senatore, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul gioco illegale “mettere ordine a questa materia è un tema importante. Ci sono – ha spiegato – alcuni aspetti principali su cui confrontarsi per una riforma del settore. Penso in particolare alla questione del gioco online, a quella dell’illegalità, e, inoltre, alla dimensione del comparto, che ha molto risentito delle chiusure durante il Covid”.
“Attualmente il settore del gioco è regolato da un coacervo di oltre 150 norme – ha affermato Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli –. Per questo servono razionalizzazione e semplificazione. C’è la necessità sempre più urgente di arrivare alla definizione di un Testo Unico sul gioco che possa armonizzare la normativa di settore e supportare la definizione di una moderna attività di regolazione del comparto”.
IL RUOLO DELLO STATO E DEI CONCESSIONARI – Le opinioni degli italiani riflettono il valore sociale del gioco legale percepito dai cittadini: consentire che una forma di divertimento possa svolgersi in un contesto regolato, controllato e sicuro. Per questo – si legge nel Rapporto – è fondamentale la presenza di concessionari, autorizzati dallo Stato, affidabili e capaci, in grado di far funzionare il sistema del gioco legale: lo pensa il 71,2%. L’83,6% degli italiani ritiene che lo Stato deve regolare e gestire il gioco legale a tutela del consumatore e della collettività. Per il 66,8% (è il 71,3% tra i laureati, il 73,4% degli alti redditi) il gioco legale è il vero argine contro quello illegale gestito dalla criminalità. L’81,7% (l’83,6% tra i laureati, l’85,7% nel Nord Est) è convinto che sia compito dello Stato sensibilizzare e informare sui rischi di dipendenza dal gioco. Dal Rapporto emerge, inoltre, che la scelta di giocare è trasversale ai gruppi sociali e territori, ma con qualche differenza: giocano gli alti redditi (42,9%) come quelli bassi (35,2%), gli adulti (45,4%) come i giovani (45,2%), ma un po’ meno gli anziani (18%), i residenti nel Sud e Isole (42,4%) come quelli nel Nord Ovest (36,6%), nel Nord Est (31,8%) e nel Centro (37,4%). La lotta al gioco illegale per gli italiani non si fa con soluzioni proibizioniste: infatti, per il 59,8% (il 63,4% tra i laureati e il 63,8% tra i giovani) penalizzare eccessivamente il gioco legale farebbe lievitare il numero di giocatori illegali. È una minoranza del 28,9% a pensare che il divieto di giocare ridurrebbe il numero di giocatori, con vantaggi per la salute pubblica e la collettività.
IL VALORE ECONOMICO DEL GIOCO LEGALE – Il sistema del gioco legale è un settore economico che genera benefici come occupazione, reddito, valore aggiunto, gettito fiscale che finanzia la spesa pubblica. Sono 300 – rileva l’indagine – i concessionari autorizzati dallo Stato, 3200 le imprese di gestione che, per conto dei concessionari, si occupano del coordinamento del gioco pubblico sul territorio, 80mila i punti vendita tra bar, tabacchi, esercizi pubblici che consentono l’accesso ai cittadini ad uno o più tipologie di gioco legale, 150mila gli occupati diretti e indiretti nel settore. Nella filiera diretta, il gioco legale si compone di 8271 imprese, con circa 40mila addetti e un fatturato annuale di 14 miliardi di euro.
L’IMPATTO DELLA PANDEMIA SUL SETTORE – Il settore del gioco è stato tra i più penalizzati dalle misure restrittive. Nel 2020 la raccolta complessiva è stata di 88,4 miliardi di euro, di cui 75,4 miliardi tornati ai giocatori nella forma di vincite (85,3%). Circa 13 miliardi di euro – secondo i dati contenuti nel Rapporto – è la spesa effettiva sostenuta, distribuita tra erario (circa 7 miliardi di euro) e ricavi delle imprese (circa 6 miliardi di euro). Il confronto con il 2019 rende evidente l’impatto dell’emergenza sanitaria: infatti, la raccolta complessiva segna -22,2 miliardi di euro (-20% reale), le vincite -15,7 miliardi di euro (-17,2% reale), l’erario -4,1 miliardi (-36,3% reale), i ricavi delle imprese del settore -2,3 miliardi di euro (-28,9% reale). Nel 2020 l’incremento del gioco a distanza per via della pandemia ha solo parzialmente compensato il crollo del gioco su rete fisica: l’online ha registrato una raccolta pari a 49,2 miliardi di euro, +12,8 miliardi circa di euro rispetto al 2019 (+35,3%), mentre il gioco su rete fisica si è fermato a 39,1 miliardi di euro (-35 miliardi di euro rispetto al 2019, -47,2%).
ILLEGALITÀ – L’esperienza pandemica conferma il nesso tra la caduta del gioco legale e il decollo di quello illegale controllato dalla criminalità, che utilizza strumenti tecnologici e di frode. Se nel 2019 il valore del gioco illegale era stimato in circa 12 miliardi di euro, nel 2020 è salito a 18 miliardi (+50%) e nel 2021 rischia di andare oltre i 20 miliardi di euro. Ulteriori segnali della crescita del gioco illegale vengono dalle operazioni di contrasto delle forze dell’ordine: tra inizio del 2020 e aprile 2021 ogni 3 giorni è stata scoperta una sala clandestina, 145 sono le inchieste condotte dalle forze dell’ordine, 1000 le persone denunciate (493 nel 2019).
DIPENDENZA – Si è parlato molto nel tempo della piaga della ludopatia, focalizzando il dibattito sull’alternativa, illusoria, gioco-non gioco. Meno è stato fatto per la definizione di un sistema coordinato sanitario, di comunità e di filiera. Prioritaria, in questo senso, – suggerisce l’indagine – sarebbe l’attivazione di una rete integrata di soggetti che, dal Servizio Sanitario Nazionale al socioassistenziale, dagli organismi di territorio agli operatori della filiera (a contatto con i giocatori, quindi da formare efficacemente), possa operare come un sistema di protezione e pronto intervento nei confronti dei soggetti a rischio, attraverso un approccio complessivo ai loro problemi di multi-dipendenza.