(Teleborsa) – Il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, ha messo in evidenza l’importanza degli strumenti di sostegno durante la crisi innescata dalla pandemia da Covid. Illustrando il rapporto annuale dell’INPS, Tridico ha citato, in particolare, il Reddito di Cittadinanza – “fortunatamente introdotto prima della fase pandemica e rafforzato nella sua copertura dall’introduzione temporanea del reddito di emergenza” – la Naspi e la Cassa integrazione in deroga che “hanno rappresentato una tutela contro il peggioramento delle condizioni di povertà e deprivazione nel periodo della crisi”.
Il presidente dell’INPS ha fatto sapere che gli interventi messi in atto dall’Istituto per l’emergenza Covid hanno raggiunto oltre 15 milioni di beneficiari, pari a circa 20 milioni di individui, per una spesa complessiva pari a 44,5 miliardi di euro. “Non appena la fase emergenziale come tutti auspichiamo andrà a chiudersi occorrerà che si concentrino le risorse, in futuro più scarse, sui casi di maggior bisogno – ha aggiunto – Occorrerà altresì riequilibrare non solo i sussidi, ma anche la distribuzione delle tutele, in un contesto dove l’area del lavoro povero e del lavoro precario va pericolosamente allargandosi”.
L’occasione è servita anche per fare il punto sul blocco dei licenziamenti. Secondo i dati forniti dall’INPS tra marzo 2020 e febbraio 2021 sono stati circa 330mila quelli evitati, per oltre due terzi riconducibili alle piccole imprese fino a 15 dipendenti. “Si tratterà ora di vedere come evolverà questo saldo al seguito della rimozione del blocco dei licenziamenti”, ha detto Tridico. “Negli anni precedenti la pandemia i licenziamenti di natura economica superavano il mezzo milione all’anno, a fronte tuttavia di una dinamica positiva di assunzioni – ha aggiunto – nel complesso, considerando tutte le tipologie contrattuali, a fine febbraio 2021 i posti di lavoro dipendente presso le aziende private risultavano diminuiti di 37mila unità rispetto allo stesso momento dell’anno precedente”.
Per Pasquale Tridico un salario minimo di 9 euro lordi l’ora avrebbe “effetti positivi” sulla finanza pubblica con un aumento del gettito pari a 3 miliardi. “La diseguaglianza nella distribuzione delle retribuzioni va ampliandosi in modo preoccupante, quale effetto parallelo dell’allargamento della marginalità nel mercato del lavoro”, ha spiegato. Secondo il presidente di INPS un salario minimo tra gli 8 e i 9 euro orari, a seconda di quali componenti vengano ricompresi, può essere immaginato “non solo come misura di contrasto alla povertà, ma anche e soprattutto come fattore di crescita per altri indicatori di mercato”.
Infine, Tridico ha offerto una panoramica anche su Quota 100. “Rispetto agli impatti occupazionali attraverso la sostituzione dei pensionati in quota 100 con lavoratori giovani, un’analisi condotta su dati di impresa non mostra evidenza chiara di uno stimolo a maggiori assunzioni derivante dall’anticipo pensionistico”, ha spiegato sottolineando come la misura sperimentale e triennale di quota 100 ha permesso il pensionamento anticipato di 180mila uomini e 73mila donne nel primo biennio 2019-20. Secondo i dati forniti dall’INPS, Quota 100 è stata utilizzata prevalentemente da uomini, con redditi medio-alti e con una incidenza percentuale maggiore nel settore pubblico.