(Teleborsa) – “Con il nostro piano strategico abbiamo preso un impegno, non un’aspirazione, ad avere al 2050 la completa decarbonizzazione di tutti i nostri prodotti e attività passando attraverso tecnologie che abbiamo sviluppato negli ultimi 7 anni, che sono al 95% proprietarie, e che passano attraverso la trasformazione radicale della raffinazione che diventa bio che non ha bisogno di petrolio ma ha bisogno di idrogeno”. È quanto ha affermato l’ad di Eni, Claudio Descalzi intervenendo all’evento “Idrogeno e green economy” organizzato da Rcs Academy.
Eni, ha ricordato l’ad, è fortemente impegnata anche “nell’economia circolare che va dai rifiuti urbani organici a quelli inorganici, le plastiche, che vengono trasformate in idrogeno, nelle rinnovabili e nella cattura della CO2 perché non si può pensare di fare una transizione energetica senza la cattura della CO2″.
Per De Scalzi sulle fonti energetiche bisogna essere pragmatici e considerarle tutte. “Dal punto di vista energetico – ha detto l’ad – dobbiamo essere ottimisti e realisti e considerare tutte le fonti. Lavorare sull’idrogeno verde come sulla fusione nucleare è sensato perché abbiamo bisogno di energia, la tecnologia può ridurre i costi e migliorare l’utilizzo”. Descalzi ha spiegato che “il carbone non si può togliere completamente: ci sono aree del mondo che hanno bisogno di usare energia a basso costo. Il carbone ci ha messo 60-70 anni per coprire il 50% del mondo energetico, abbiamo bisogno di introdurre sempre nuovi vettori energetici per complementare e andare verso prodotti sempre più puliti, il problema è che abbiamo poco tempo davanti a noi”. L’ad ha poi ricordato che Eni è già il “primo produttore e primo utilizzatore di idrogeno. Il mercato a livello mondiale è di 75 milioni di tonnellate ma il 50% è per la raffinazione e la restante parte per la chimica”.
Nel suo intervento l’ad di Snam, Marco Alverà, ha, invece, posto l’accento sul vantaggio competitivo del nostro Paese. “L’Italia – ha affermato Alverà – ha un vantaggio competitivo sull’idrogeno e grazie alle sue infrastrutture di gas e allo sviluppo delle rinnovabili potrebbe diventare esportatore anche verso la Germania, un modello cui guardare quando si parla di idrogeno nell’ottica di una collaborazione a livello europeo” Parlando della Strategia nazionale sull’idrogeno, Alverà ha sottolineato come la “questione sia molto complessa. È un puzzle complicato dove – ha aggiunto – non bisogna inventare l’acqua calda. Bisogna guardare alla Germania che ha un sistema industriale simile al nostro ma non ha il vantaggio geografico che abbiamo noi, non ha tutto il sole che abbiamo noi ed ha più carbone e il nucleare”. Per Alverà bisogna integrare la “strategia europea sull’idrogeno e come la Germania lavorare molto sugli incentivi nel Recovery per far partire la conversione industriale. Servono incentivi che vanno oltre l’orizzonte del Recovery. La Strategia – ha concluso – è un pezzo di un discorso più ampio. Servono sussidi a supporto della conversione dell’industria”.