(Teleborsa) – Mentre al porto di Trieste si fa sempre più vivo il pericolo di un blocco delle attività, a Genova vanno avanti le trattative per evitare il rischio paralisi a causa delle proteste dei portuali contro l’introduzione del Green Pass suoi luoghi di lavoro. Nel capoluogo ligure si è svolta questa mattina una riunione in prefettura tra i sindacati e le aziende del porto. Secondo quanto ha riferito il segretario settore porto per Uiltrasporti Genova, Duilio Falvo, la quota di personale sprovvisto di vaccino all’interno del terminale di Genova si aggira intorno al 20%, “un dato che tradotto in termini di defezioni potrebbe inficiare e di molto le operazioni in porto e avere ripercussioni anche sulla logistica e sulle attività dirette sulle navi”.
I sindacati hanno chiesto alle aziende di sostenere il costo dei tamponi per gli operatori, mentre il settore dell’autotrasporto ha chiesto di installare dei camper fuori dai varchi portuali per mettere a disposizione i tamponi anche per chi arriva da fuori per la movimentazione e il trasporto merci. Segnali di apertura sono arrivati dall’associazione dei terminalisti genovesi di Confindustria che attraverso il presidente Beppe Costa ha fatto sapere che alcuni operatori del porto di Genova pagheranno i tamponi ai dipendenti che non hanno il Green Pass. “La decisione è singola di ogni azienda, alcune hanno dato la disponibilità altre sono libere di scegliere. Come Confindustria ribadiamo che le norme dicono che il tampone lo paghi il lavoratore”, ha dichiarato.
Prosegue intanto la protesta dei tir che blocca il PSA di Genova Prà, il terminal di conteiner più importante del porto di Genova che si intreccia con lo sciopero a singhiozzo proclamato dalla RSU – la Rappresentanza Sindacale Unitaria, cioè l’organismo collettivo rappresentativo di tutti i lavoratori senza alcun riferimento alla loro iscrizione a un sindacato – dei dipendenti del terminal sul contratto integrativo. Gli autotrasportatori protestano per i lunghi tempi di attesa per entrare nel terminal. Anche gli autotrasportatori hanno chiesto un incontro urgente al prefetto per presentare le loro richieste.
Nei porti di Napoli e Salerno e nei cinque porti pugliesi di Manfredonia, Barletta, Bari, Monopoli e Brindisi non si preannunciano invece problemi relativi all’entrata in vigore del Green pass. I sindacati dei terminal non hanno infatti espresso preoccupazioni a riguardo sottolineando che il numero dei lavoratori senza vaccino è minimo e non compromette le regolari attività degli scali. Il segretario generale dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale, Tito Vespasiani, ha precisato che nei porti pugliesi in particolare “il tasso di vaccinazione tocca in alcuni settori il 100%”.
C’è invece il rischio di paralisi nel settore dei trasporti delle merci su strada e per tutta la logistica nazionale. L’allarme è stato lanciato dalle associazioni di categoria che hanno sottolineato che il 30% degli autotrasportatori non è munito di Green Pass e ben l’80% degli autisti stranieri che portano le materie prime in Italia non è vaccinato. “Il rischio che si blocchi tutto è oggettivo – ha spiegato Ivano Russo, direttore generale di Confetra – noi abbiamo in Italia circa 900 mila addetti tra autotrasportatori, corrieri e operatori di magazzino, abbiamo una media del 25-30% non munito di Green Pass. Il 30% circa degli autotrasportatori è senza il certificato verde. È chiaro che se sottrai un terzo di forza lavoro a un settore già in affanno, da un lato perché è in crescita, dall’altro perché mancano circa 5mila autisti, vai verso una decapitazione dell’attività di consegna”.