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Giustizia, oggi in Consiglio dei Ministri arriva la riforma Cartabia

(Teleborsa) – È atteso oggi in Consiglio dei Ministri la riforma del processo penale elaborata dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia. L’obiettivo è di velocizzare i tempi della giustizia e renderli compatibili con gli obiettivi del PNRR e gli standard europei. Il pacchetto di proposte del ministro della giustizia verrà discusso in Consiglio dei Ministri per essere politicamente blindato. Si tratta di un intervento corposo: dal reset della durata delle indagini preliminari, al ‘contingentamento’ della obbligatorietà dell’azione penale e al capitolo sanzioni e riti alternativi, ma soprattutto per il ritorno ‘parziale’ della prescrizione, un tema che rischia di terremotare definitivamente il Movimento 5 Stelle.

Si lavora alla mediazione proprio sul tema della prescrizione grazie ad una norma che non prevede la cancellazione della riforma dell’ex ministro grillino Bonafede, mentre verrà introdotto per i gradi successivi di introdurre un meccanismo processuale di “improcedibilità”: due anni di tempo per chiudere l’appello, un anno per la cassazione, decorsi i quali il processo si chiude. Non sono previsti sconti di pena per il condannato mentre per l’assolto termina ogni procedimento. Per quel che riguarda le indagini preliminari, sulla base di alcune indiscrezioni secondo quanto si apprende, si prevede l’introduzione di termini stretti per la loro durata, affidate al controllo dei gip. L’ipotesi più accreditata – tra quelle emerse – concede sei mesi dalla data in cui la persona viene iscritta nel registro delle notizie di reato per le contravvenzioni. Per i delitti più gravi si passa a diciotto mesi, ad esempio per indagini su reati di narcotraffico, associazioni mafiose, terrorismo. Resta la ‘livella’ dei dodici mesi per gli altri reati. Solo una volta il pm potrà chiedere la proroga dei tempi di indagine, per non oltre sei mesi, e solo nei casi di maggiore complessità. Il giudice avrà il controllo dei tempi e allo spirare dei termini potrà chiedere al pubblico ministero di prendere le sue decisioni sul destino del fascicolo aperto.

L’azione penale non sarà più a totale discrezione delle procure e il principio della obbligatorietà troverà un ‘correttivo’ nelle indicazioni che verranno dal parlamento che stabilirà le priorità sulle quale concentrarsi. Ogni anno il guardasigilli nella sua relazione sullo stato della giustizia darà delle ‘coordinate’ sotto forma di atto di indirizzo. Si punta infine a sfoltire, drasticamente, i fascicoli penali. Ampia apertura quindi alle sanzioni alternative come la “messa alla prova“, cioè la possibilità per l’indagato di chiedere subito al giudice nella fase delle indagini preliminari di fare i lavori socialmente utili. In questo caso, il processo viene sospeso e se l’indagato svolge correttamente l’impegno che gli è stato affidato si arriva al proscioglimento per prescrizione del reato. Si valuta la possibilità di allagare a molti reati di non significativo allarme sociale questa ‘chance’. Si preme molto anche sui riti alternativi come i patteggiamenti.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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