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Giustizia, Cartabia: “Governo si gioca Recovery su durata processi”

(Teleborsa) – “Sulla durata dei processi il governo di gioca tutto il Recovery, non solo quello legato alla giustizia”. È quanto ha affermato la ministra Marta Cartabia nel corso dell’incontro con i capigruppo di maggioranza in Commissione Giustizia della Camera e i tecnici della commissione, presieduta dal presidente emerito della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi, nata per vagliare le soluzioni possibili sui temi della giustizia penale.

“La Commissione europea – ha detto Cartabia – ha imposto al governo italiano alcune condizioni per ottenere i 191 miliardi dei fondi Next Generation EU. Per quanto riguarda la giustizia gli obiettivi sono chiari: in cinque anni dobbiamo ridurre del 40% i tempi dei giudizi civili e del 25% dei giudizi penali. Sono obiettivi davvero ambiziosi. Entro la fine del 2021 devono essere approvate le leggi di delegazione per la riforma del processo civile, penale e del CSM. Vorrei che fosse chiara la responsabilità che abbiamo anzitutto noi, esponenti del governo e rappresentanti politici in parlamento. Se non approveremo queste tre importanti leggi di delegazione entro la fine dell’anno, anzi prima della sessione di bilancio autunnale, mancheremo a un impegno assunto con la Commissione per ottenere le risorse europee. La posta in gioco sono le risorse del Recovery. Vorrei che fosse anche chiara – ha aggiunto la ministra – la responsabilità di tutti gli attori del mondo della giustizia, procuratori, giudici, avvocati, rispetto a questi obiettivi: se non accetteremo di cambiare le nostre abitudini, il nostro modo di svolgere i nostri compiti istituzionali e professionali, se opporremo resistenze ai cambiamenti, mancheremo gli obiettivi che la Commissione ci richiede quanto alla durata dei processi, e quindi l’Italia dovrà restituire quella imponente cifra che l’Europa sta per immettere nella vita economica e sociale del paese. La riforma della giustizia è condizione perché arrivino in Italia non solo i 2.7 mld del PNRR destinati alla giustizia, ma i 191 miliardi destinati a tutta la rinascita economica e sociale italiana. E soprattutto destinata alle nuove generazioni. Chi si sottrae al cambiamento si dovrà assumere la responsabilità di mancare una occasione così decisiva per tutti. L’impresa è titanica. Nessuno ce la può fare senza il contributo, l’impegno, l’entusiasmo, la disponibilità di tutti, tanto a livello politico e che giudiziario. Ma dobbiamo farcela”.

Al centro dell’intervento della ministra anche il tema della prescrizione. “L’eccessiva durata dei processi determina due disfunzioni, che costituiscono violazioni di principi costituzionali ed europei. Il primo – ha spiegato Cartabia – è quello dell’eccessivo numero di processi che si concludono con la prescrizione, più volte rimproverataci da molti organi internazionali di monitoraggio. Con la prescrizione, la domanda di giustizia da parte delle vittime rimane frustrata. Con la prescrizione dovuta a processi eccessivamente protratti nel tempo, lo Stato manca al suo compito di assicurare l’amministrazione della giustizia. Il secondo – ha continuato la ministra – è quello della violazione del fondamentale diritto alla ragionevole durata del processo da parte degli imputati. Un diritto garantito dalla Costituzione, oltre che dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Si tratta di un diritto che affonda le sue radici nell’esigenza di assicurare il rispetto effettivo della presunzione di innocenza (o di non colpevolezza come dice la Costituzione italiana), perché se è vero che per l’ordinamento giuridico la persona non può essere considerata colpevole fino alla sentenza definitiva di condanna, non è men vero che, sul piano dell’effettività, con l’apertura di un processo penale l’imputato, specie se il fatto è reso pubblico nel circuito mediatico, è esposto a un giudizio (o meglio a un pregiudizio) di colpevolezza sociale che può avere gravi ripercussioni sulla sua reputazione, sulle sue relazioni personali e sociali, sull’attività economica e su molti altri aspetti della vita della persona”. Sulla questione delle prescrizione, tema che divide la maggioranza, la Commissione istituita dalla ministra sulla riforma del processo penale avrebbe avanzato due proposte diverse.

Tra i punti contenuti nella proposta di riforma del processo penale anche un controllo del Gip su eventuali inerzie del Pm a decidere su archiviazione o giudizio. Il Pm non potrà, inoltre, appellare né le sentenze di assoluzione né quelle di condanna. L’imputato potrà fare appello solo con motivi specificamente previsti dal codice. In appello rito camerale e solo su richiesta la trattazione orale.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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