(Teleborsa) – La Germania si appresta probabilmente a registrare “una breve pausa nella ripresa economica” durante gli ultimi mesi dell’anno e il PIL potrebbe “sostanzialmente ristagnare nell’ultimo trimestre del 2021, dopo che la produzione economica ha già smesso di crescere nel corso del terzo trimestre”. Lo ha detto la Bundesbank, la banca centrale del Paese, in un resoconto mensile sull’andamento dell’economia. Secondo la stima flash dell’Ufficio federale di statistica, il prodotto interno lordo reale è aumentato dell’1,8% nel terzo trimestre (su base trimestrale), risultando ancora inferiore dell’1,1% rispetto al livello pre-pandemia del quarto trimestre del 2019.
La spinta alla ripresa proveniente dal settore dei servizi è probabilmente “in via di esaurimento”, essendo stata principalmente dovuta a un certo grado di normalizzazione dopo l’allentamento delle misure restrittive. Tuttavia, viene osservato, alcune misure di contenimento sono già state nuovamente rafforzate. Il settore industriale continuerà probabilmente a frenare la crescita macroeconomica nel quarto trimestre. “Sebbene la domanda di prodotti industriali rimanga elevata, è probabile che i problemi di offerta nel settore industriale continuino a pesare sulla crescita”, osserva la Bundesbank. Previsto invece positivo il contributo del settore delle costruzioni, nonostante la carenza di manodopera.
La banca centrale tedesca sottolinea che durante l’ultimo trimestre del 2021 e il primo trimestre del 2022, gli sviluppi saranno “soggetti a rischi associati a un’intensificazione della pandemia”, anche se viene previsto che gli effetti macroeconomici saranno “probabilmente meno gravi rispetto alle precedenti ondate della pandemia”. Gli eccezionalmente elevati arretrati di ordini nell’industria e nell’edilizia suggeriscono che emergeranno “notevoli effetti di recupero una volta che i colli di bottiglia dell’offerta si saranno allentati in modo percettibile”.
La Bundesbank ha aggiunto che l’inflazione tedesca a novembre potrebbe risultare leggermente inferiore al 6%, prima di calare il prossimo anno con lo scemare dell’impatto del taglio dell’Iva del 2020 e di altri fattori temporanei. La crescita dei prezzi al consumo è comunque prevista ben oltre il 3% per un periodo prolungato, mentre l’inflazione core (ovvero quella che esclude i prezzi per l’energia e i prodotti alimentari) dovrebbe restare sostanzialmente sopra al 2%.