(Teleborsa) – Trovata l’intesa al G7 di Londra su una tassa minima globale per le multinazionali, cui verrà applicata un’aliquota minima fiscale in ogni Paese in cui sono presenti, a prescindere dalla loro sede fiscale. E’ stata una svolta storica per la riunione dei Sette Grandi, che precede il G20 di Venezia di luglio a presidenza italiana. Per l’Italia ha partecipato il Ministro Franco, al suo debutto nel circolo ristretto dei “Big Seven”, mentre per gli Stati Uniti è intervenuta la Segretaria al Tesoro Janet Yellen, la ex “colomba” della Fed, oggi divenuta la maggior sostenitrice di politiche di sostegno prolungate nell’ambito dell’amministrazione Biden.
Il G7 ha quindi trovato la quadra sull’imposizione di una tassa minima del 15% alle grandi imprese, da applicare Paese per Paese, in modo che si eviti la concorrenza sleale sotto il profilo fiscale. L’accordo punta però a tassare maggiormente le multinazionali che si sono arricchite con la crisi Covid – un accenno velato alle big del web come Amazon, Google, Facebook e cosi via – cui viene imposta una tassa sul 20% degli utili oltre la soglia del 10% di margine di profitto, da riallocare nei Paesi dove hanno effettuato le vendite.
Si prevede che questo sistema porti nelle casse degli Stati miliardi di dollari di tasse in più, che saranno impiegati per finanziare i molteplici piani di rilancio dei governi post pandemia. Si tratta di un sistema più equo che punta a pretendere il giusto contributo dalle multinazionali presenti ovunque nel mondo, che facilmente tendono ad eludere le imposte e fuggire verso i cosiddetti paradisi fiscali, non solo Barbados ed Isole Cayman, ma anche Paesi più “occidentali” ed evoluti come Olanda, Irlanda e così via.