(Teleborsa) – Il Fondo Monetario Internazionale ritiene che le banche della zona euro siano ben posizionate per superare la pandemia senza subire contraccolpi. “Anche se la pandemia impoverirà in modo significativo il capitale delle banche, le loro riserve sono sufficientemente grandi per resistere al probabile impatto della crisi – ha affermato l’FMI in uno studio pubblicato oggi – Con le giuste politiche, le banche saranno in grado di sostenere la ripresa con nuovi prestiti”.
Nello scenario base ipotizzato dall’FMI (in cui le misure di sostegno al comparto non vengono ritirate bruscamente), il coefficiente patrimoniale CET1 aggregato per le grandi banche dell’area euro diminuirà dal 14,7% al 13% entro la fine del 2021. L’erosione del capitale diminuisce di circa un terzo se le banche continuano ad astenersi dal distribuire dividendi nel 2021. Nelle previsioni dell’istituzione internazionale, nessuna banca violerà il requisito patrimoniale minimo prudenziale del 4,5%, anche senza il sostegno delle politiche dei governi nazionali.
Con le appropriate misure di supporto, il calo del coefficiente patrimoniale CET1 aggregato per le banche italiane sarà in linea con la media dell’area euro, anche se maggiore di quello di Francia e Spagna. Immaginando uno scenario più difficile, in cui le misure di sostegno vengono meno, il calo del CET1 per l’Italia è di circa 2,5 punti percentuali, meglio della Francia (poco meno di 3) e della Spagna (-4 p.p.).
L’FMI consiglia quattro strategie per rafforzare il comparto bancario europeo. In primis, occorre mantenere le misure emergenziali (come moratorie, garanzie di credito e sostegno diretto alle imprese) fino a che la ripresa non sarà effettivamente conseguita. Importante da parte delle autorità è chiarire le linee guida di vigilanza e permettere alle banche di innalzare gradualmente le riserve di capitale.
Le autorità dell’UE dovrebbero utilizzare l’attuale sistema degli stress test, che dovrebbero essere completati a luglio, per valutare la necessità di ricapitalizzazioni precauzionali e gestire al meglio i crediti deteriorati (NPL) delle banche. Infine, dovrebbe essere considerata la possibilità di ulteriori consolidamenti, sia nazionali che tra banche di diversi Paesi, per migliorare l’efficienza degli istituti, facilitando anche una migliore allocazione di capitale e liquidità all’interno dei gruppi bancari.