(Teleborsa) – La sottosegretaria all’Economia, Maria Cecilia Guerra, ha espresso la propria contrarietà a nuove rottamazioni generalizzate delle cartelle esattoriali. “La riscossione delle tasse deve riprendere: no a nuove rottamazioni generalizzate e perciò ingiuste perché premiano nel mucchio anche chi, potendo pagare, non lo ha fatto”, ha dichiarato in un’intervista al quotidiano la Repubblica. Per Guerra ci si deve chiedere “se vogliamo che le tasse siano pagate da tutti o solo da chi è obbligato dal sostituto di imposta, cioè dipendenti e pensionati, o sui depositi in banca”. “Queste cartelle nulla hanno a che vedere con il Covid. Riguardano debiti pregressi, precedenti alla pandemia. Originale chiedere una rottamazione su cartelle non ancora arrivate – ha aggiunto – Dopodiché trovo ingiusto e iniquo continuare a fare sconti a tutti, senza vedere chi è davvero in difficoltà. Le tasse vanno pagate e i meccanismi messi in campo consentono sospensioni e rateazioni lunghe”.
Quanto alla riforma dell’Irpef, “il cammino è lungo, arriverà nel 2022 – ha spiegato – il Governo deve portare la legge delega in Cdm, il Parlamento la deve approvare, poi la commissione di esperti preparerà i decreti attuativi tenendo conto del documento di indirizzo approvato dalle commissioni Finanze di Camera e Senato. Qualcosa si può anticipare però con la legge di bilancio di metà ottobre. Per esempio una riduzione del cuneo fiscale, fatta in coerenza con la futura riforma. Le ipotesi sono molte, ma senza il quadro macroeconomico che ci fornirà la Nadef di fine settembre difficile dire come e quanto. Ma anticipare qualcosa della riforma del fisco è importante, c’è un fondo di 2-3 miliardi che possiamo usare. Perché non farlo?”.
Sul Reddito di Cittadinanza la sottosegretaria Guerra si è detta contraria all’abolizione: “una grossa sciocchezza. Siamo stati l’ultimo Paese ad avere una rete di protezione della povertà e ora la smantelliamo? Piuttosto correggiamolo per dare più peso ai figli e togliere lo scandaloso vincolo dei dieci anni di residenza per i migranti. Dopodiché ricordo che più del 50% dei beneficiari non è attivabile al lavoro oppure è un lavoratore povero”.