(Teleborsa) – Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che il piano industriale per l’ex Ilva “ha necessità di un aggiornamento”. Giorgetti ha parlato al termine del tavolo sulla vertenza dell’impianto di Taranto a cui hanno partecipato anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando e i sindacati, sottolineando che per quanto riguarda i 400 milioni a carico di Invitalia i soldi arriveranno, se al MEF giungeranno le necessarie rassicurazioni nelle prossime settimane, prima della sentenza attesa per metà maggio. “L’obiettivo è far lavorare l’azienda, non altro”, ha aggiunto.
“Seguo tutta la vicenda – ha spiegato il ministro – con estrema attenzione e in particolare i lavoratori che non possono essere presi in giro. Voglio dire con chiarezza e trasparenza che è il momento di smettere di dire cose che in realtà non possono essere fatte altrimenti non si troverà mai una soluzione”. All’allargando lo sguardo all’intero panorama italiano Giorgetti ha affermato che “serve una politica industriale e non una mera politica finanziaria”. “Mi sembra – ha precisato – che ci sia da parte dell’Europa un approccio diverso. Mi riferisco anche all’automotive: mi chiedo che senso abbia investire miliardi di euro e poi acquistare i bus in Cina. Dico che bisogna cambiare strategia“. Tornando sul tema dell’Ex Ilva ha infine assicurato: “da parte nostra intendiamo essere un interlocutore particolare, stiamo approfondendo il dossier perché ci sono aspetti non chiarissimi“.
Una posizione che però non sembra aver convinto pienamente tutti i sindacati. “Nell’incontro di oggi con i ministri Giorgetti e Orlando abbiamo assistito di nuovo a uno scaricabarile, questa volta ancora più eclatante perché avviene tra due ministeri importanti come Mise e MEF. La risposta di Giorgetti sull’ingresso dello Stato all’interno del capitale di ArcelorMittal non solo non è certa, ma é vincolata al parere del MEF e all’eventuale modifica del contratto realizzato il 10 dicembre proprio tra AM e Invitalia”, hanno dichiarato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, e Guglielmo Gambardella, responsabile siderurgia della categoria.
“Ci aspettavamo una presa di posizione netta dopo 9 anni dall’inizio della vertenza – hanno spiegato – ma si continua a perdere tempo con il rischio serio che la situazione diventi irreparabile. Sembra quasi che si voglia aspettare il giudizio del Consiglio di Stato, atteso il 13 maggio, per non per assumersi le necessarie responsabilità“. “È indispensabile avviare un intenso programma di incontri in tempi brevissimi per scongiurare che il nostro Paese si indebolisca ulteriormente perdendo asset industriali importanti”, hanno concluso Palombella e Gambardella.
Il leader della Fim-Cisl, Roberto Benaglia, ha commentato l’incontro sottolineando la volontà del ministro Giorgetti di riesaminare completamente l’accordo, “se si farà un nuovo accordo questo è tutto da vedere”. Il piano industriale – ha aggiunto – “sbilancia troppo a favore della multinazionale alcune scelte e non offre chiarezza rispetto agli impegni veri per poter rilanciare il lavoro“. Positiva per il sindacato la disponibilità mostrata dal ministro a procedere alla ricapitalizzazione di 400 milioni prima del 13 maggio, “indispensabile per garantire il proseguo dell’attività”.
In merito ai chiarimenti sul piano è intervenuta anche la segretaria generale della Fiom-Cgil, Francesca Re David, al termine dell’incontro. “Anche su Taranto non sono convinti del piano industriale e delle intenzioni vere dell’azienda – ha detto – i governi passano, ma ArcelorMittal l’ha scelta un governo. Dal 2018 sono cambiati quattro ministri e si riparte sempre da zero. Dico che ArcelorMittal non l’abbiamo scelta noi. L’intenzione è un intervento dello Stato per diventare maggioranza”.