(Teleborsa) – Il presidente dell’Unione energie per la mobilità (Unem), Claudio Spinaci, ha dichiarato che “la domanda di energia ha ripreso a crescere in modo significativo” ed è “in larga parte coperta dalle fonti fossili che sono ancora dominanti, e lo saranno ancora per diversi decenni in assenza di soluzioni realmente alternative nel soddisfare i fabbisogni essenziali, soprattutto nelle zone più povere del Pianeta”. Nel corso dell’assemblea 2021, Spinaci ha affermato che la domanda di energia quest’anno dovrebbe crescere del 4,6%: “l’80% coperta da fossili con in testa petrolio, carbone e gas, e con le rinnovabili che ancora non ce la fanno a tenere il passo.
Secondo i dati illustrati durante l’assemblea, il petrolio risulta ancora la prima fonte di energia con una quota di oltre il 30%, seguita dal carbone con il 26% e dal gas – “unica fonte che tornerà già quest’anno oltre i livelli pre-Covid – con il 23%. Quanto al ruolo delle rinnovabili, queste si aggirano intorno al 16%: “ci rendiamo conto che non riescono ancora a coprire il solo incremento di domanda atteso”.
Il presidente Spinaci ha poi fatto riferimento alla domanda di petrolio “che oggi soddisfa oltre il 90% del fabbisogno energetico dei trasporti“, e che “è ripartita, inizialmente in modo più rapido, e continua a crescere; tanto che, stando alle stime dell’Aie, a fine 2021 dovrebbe tornare vicino ai 100 milioni di barili per giorno”. Secondo le stime fornite durante l’assemblea, la domanda arriverà a oltre 104 milioni di barili per giorno nel 2026. La richiesta di carburanti per le trasporto stradale si riprenderà prima, mentre per il trasporto aereo bisognerà aspettare almeno il 2024. Il presidente di Unem ha parlato anche dei prezzi dei carburanti. “Oggi gli automobilisti italiani pagano un sovraprezzo di 7-10 centesimi al litro rispetto agli europei interamente dovuto alla componente fiscale“, ha spiegato. Per l’Italia “nel 2021 si prevede una fattura petrolifera in crescita di circa 5 miliardi di cui 3,7 dovuti all’aumento del costo del greggio importato e 1,2 alla crescita dei consumi – ha spiegato – Recupera il gettito fiscale delle accise che nel 2021 dovrebbe tornare sopra i 23 miliardi di euro, cioè 2,6 miliardi di euro in più del 2020″.
Per Spinaci “la vera sfida è quella di riuscire a gestire la transizione verso altre fonti evitando contraccolpi pericolosi: chi considera gli idrocarburi fossili superati e ritiene che non vi sia più la necessità di investire in questo settore non considera il rischio che ciò deflagri in una pesante crisi energetica”. “Si tratta di un rischio reale – ha aggiunto – come dimostrano anche i recenti aumenti dei prezzi del greggio, tornati sui massimi da 7 anni, che possono trasformarsi in un serio ostacolo sulla via della ripresa“. Spinaci ha infine fatto riferimento nel suo intervento alla crisi della raffinazione – per la quale ha chiesto un tavolo di confronto al ministero della Transizione ecologica per accompagnarne la trasformazione – ma anche della necessità di un approccio libero da ideologie di qui al 2050 per le filiere industriali e del possibile e “incomprensibile” stop al motore a combustione.