(Teleborsa) – “Grazie alla politica estera l’Italia è più forte, più influente, più credibile. Lo stesso spirito di collaborazione, la stessa determinazione, lo stesso orgoglio di rappresentare l’Italia ci deve accompagnare anche il prossimo anno. Abbiamo davanti sfide significative, da cui dipende la nostra credibilità davanti ai cittadini e ai nostri partner”. È quanto ha affermato il presidente del Consiglio Mario Draghi nel corso del suo intervento alla XIV Conferenza Ambasciatori e Ambasciatrici che si è chiusa oggi alla Farnesina.
“La prima sfida – ha proseguito il premier – è l’attuazione del Pnrr. Nei prossimi cinque anni, dobbiamo investire 191,5 miliardi di euro, a cui si aggiungono altri fondi per un totale di 235 miliardi di euro. Ci siamo impegnati a ridurre i divari, accelerare la transizione digitale ed ecologica, migliorare la scuola, la sanità e a riformare in modo profondo l’economia. Il Pnrr non è il piano di rilancio di questo governo. È il piano di tutto il Paese. Spetta a tutti, politici, funzionari, imprenditori, parti sociali, contribuire alla sua realizzazione in modo rapido, efficiente, onesto”.
Parlando della pandemia e della conseguente crisi economica “che hanno colpito soprattutto i più deboli” Draghi ha sottolineato come gli ultimi anni siano stati “molto difficili per il nostro Paese, come per il resto del mondo”. In tale scenario, tuttavia, “l’Italia – ha affermato il premier – ha dimostrato, ancora una volta, di saper reagire alle crisi più dure con coraggio, determinazione, unità”. In cima alle priorità illustrate da Draghi figura la gestione della nuova fase della crisi sanitaria. “La campagna di vaccinazione – ha detto il presidente del Consiglio – ci ha permesso di salvare vite e di riaprire l’economia, le scuole, i luoghi della nostra socialità. L’arrivo della stagione invernale e la diffusione della variante Omicron ci obbligano però alla massima cautela nella gestione dei prossimi mesi”. Ad oggi nel nostro Paese – come ha evidenziato il premier – “medici, infermieri, volontari hanno somministrato oltre 106 milioni di dosi di vaccino, uno sforzo senza precedenti nella storia recente”. Determinante per la ripresa dell’economia, ha aggiunto il premier, è stato “l’impegno di lavoratori e imprenditori”. Ampliando lo sguardo Draghi ha affermato che “il contrasto alla pandemia non è una questione soltanto interna, ma un tema centrale per la politica estera. Durante la presidenza del G20, – ha ricordato il premier – abbiamo incoraggiato la comunità globale a vaccinare il mondo, per aiutare i cittadini dei Paesi più vulnerabili e ridurre il rischio di nuove varianti. Il Global Health Summit dello scorso maggio a Roma ha visto i Paesi più ricchi e le case farmaceutiche impegnarsi a donare un numero considerevole di dosi. Dobbiamo mantenere queste promesse e assicurarci che i vaccini arrivino chi ne ha bisogno. L’Italia sostiene l’ambizione di vaccinare il 70% della popolazione di tutti i Paesi entro metà 2022. Quest’obiettivo ora deve essere raggiunto”.
Sul fronte europeo, parlando agli ambasciatori, Draghi ha sottolineato la necessità di “accelerare verso una difesa europea, complementare alla Nato. La bussola strategica che ci apprestiamo ad adottare – ha detto il presidente del Consiglio – è un primo passo, a cui deve seguire un impegno ancora maggiore in termini di capacità militari e risorse finanziarie. Dobbiamo costruire una politica estera più chiara e più forte, dotata di meccanismi decisionali efficaci, a partire dal superamento del principio di unanimità. All’interno di queste alleanze, il rapporto con gli Stati Uniti è e rimarrà centrale”. Nel corso del suo intervento il premier ha ribadito l’importanza del Trattato del Quirinale firmato dall’Italia lo scorso 26 novembre, definendo l’accordo “un momento storico nelle relazioni tra Italia e Francia”. Riguardo alla questione dei flussi migratori per Draghi “ora è essenziale che l’Unione europea adotti una gestione condivisa, umana e sicura, all’altezza dei nostri valori. Servono – ha proseguito – corridoi umanitari dai Paesi terzi verso l’Europa che impegnino anche altri Paesi europei, non solo l’Italia. E servono accordi di rimpatrio giusti ed efficaci. Anche in questo, l’Unione europea può svolgere un ruolo di guida”.
Centrale è per Draghi il ruolo dell’Italia sulla scena internazionale. “Sotto la presidenza italiana, il G20 – ha detto il premier – ha fatto passi avanti molto significativi sul fronte della tassazione globale, della distribuzione di vaccini, della lotta al cambiamento climatico. Il nostro è stato un multilateralismo efficace, che parte dalla consapevolezza che i fenomeni globali richiedono risposte collettive”.
Ricordando come la lotta al cambiamento climatico richieda sforzi notevoli sul piano interno e internazionale Draghi ha affermato che “gli impegni che abbiamo preso come Unione europea ci obbligano ad agire su più fronti. Dobbiamo fare in modo – ha spiegato – che la transizione ecologica sia un’opportunità, che le nostre imprese siano in grado di gestire queste profonde trasformazioni, che i lavoratori siano formati adeguatamente per i lavori che verranno e che i cittadini, soprattutto i più deboli, siano sostenuti nel far fronte ai costi della transizione”. Per il presidente del Consiglio “è essenziale continuare a impegnarci perché tutti i Paesi partecipino al processo di decarbonizzazione. Questo – ha spiegato – può procedere con velocità diverse, a seconda del livello di sviluppo economico dei singoli Stati, ma deve partire al più presto ovunque. Dobbiamo ribadire l’impegno, preso al G20 di Roma, di contenere il riscaldamento globale entro un grado e mezzo e raggiungere la neutralità climatica intorno alla metà del secolo. Il settore privato può contribuire in maniera decisiva a questo obiettivo, come è emerso alla Cop26 di Glasgow. E dobbiamo coinvolgere i giovani, i veri protagonisti di questo cambiamento”.
Tra i “nodi” di politica estera toccati dal presidente del Consiglio figurano le tensioni ai confini orientali dell’Europa, la crisi in Afghanistan e la questione libica. “Siamo determinati a ridurre le contrapposizioni sempre più evidenti ai confini orientali dell’Europa. Mi riferisco – ha affermato Draghi – alle tensioni in Ucraina con la Russia, e la crisi al confine tra Polonia e Bielorussia. Dobbiamo essere fermi nel condannare qualsiasi provocazione. L’utilizzo dei migranti come strumento di pressione geopolitica è inaccettabile. Allo stesso tempo, dobbiamo proseguire con il dialogo, a livello bilaterale e sul piano multilaterale”. Sul fronte dell’Afghanistan il premier ha affermato che nonostante il vertice straordinario organizzato “per coordinare una risposta comune sui temi degli aiuti umanitari, della lotta al terrorismo, della mobilità, la crisi diventa sempre più grave”. In Libia “dobbiamo proseguire con il nostro impegno per la piena stabilizzazione del Paese, seguendo il percorso tracciato dalle Nazioni Unite. È un processo – ha detto Draghi – che deve rimanere a guida libica, che la comunità internazionale deve sostenere e accompagnare. Nonostante il rinvio del voto del 24 dicembre, è importante che ci siano quanto prima elezioni libere, credibili e inclusive che possano unire il Paese e portare a una pace duratura”.
Durante il suo discorso Draghi ha ricordato l’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso brutalmente nella Repubblica Democratica del Congo con il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milàmbo. “Sono morti – ha detto il presidente del Consiglio – per aver fatto il loro lavoro, in un contesto difficile, come quello in cui operano molti di voi. Ai loro cari va la mia più sentita vicinanza. Auspico che venga fatta finalmente luce sul loro assassinio, e che si accertino prontamente tutte le responsabilità”.