(Teleborsa) – “Abbiamo un tema molto forte sulla liquidità che non riguarda solo le imprese ma anche il sistema bancario, perché con la mole di normative recepite a livello europeo, e alcune volte recepite in maniera stringente in Italia, siamo preoccupati che si stia creando la tempesta perfetta sul tema della liquidità. È necessario un intervento immediato da parte del governo su questi temi”. Questo l’appello lanciato dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nel corso dell’evento del Sole 24 Ore Reshape the World.
“Le imprese – ha spiegato Bonomi – hanno già superato la crisi del 2008-2010 e ne sono uscite rafforzate ma questa crisi è una crisi veramente forte che ha costretto le imprese a indebitarsi: l’indebitamento emergenziale è importante, il cash flow a supporto del debito prima dell’emergenza era di 2,2 anni, oggi siamo a 4,8 anni, più che raddoppiato, ed è una media. Questo significa che le imprese potranno utilizzare le capacità di generazione di cassa solo per ripagare il debito, non più per investire e questo ci preoccupa molto. Abbiamo già chiesto al governo di fare urgentemente ad aprile un decreto che tenga conto dei problemi di liquidità, di patrimonializzazione e che tenga conto della proroga del blocco delle moratorie perché è impensabile che dal primo luglio si possa affrontare una massa di debiti di circa 300 miliardi in questo momento”.
Dal presidente di Confindustria arriva, inoltre, la richiesta di misure volte a sbloccare le assunzioni. “Noi non stiamo chiedendo interventi per licenziare ma stiamo chiedendo interventi per assumere – ha affermato Bonomi –. Più che un blocco dei licenziamenti ormai è il blocco delle assunzioni. La posizione di Confindustria è sempre stata molto chiara: avevamo condiviso interventi di questa tipologia a inizio della fase emergenziale, abbiamo però sempre auspicato che si iniziasse a lavorare per la ripartenza. Noi dal 1 gennaio 2014 al 31 dicembre 2019 abbiamo creato 800mila posti di lavoro, nel solo 2020 ne abbiamo bruciati 450mila: non si può pensare di rimanere fermi al blocco degli investimenti. Abbiamo sempre chiesto di lavorare su un doppio binario: consentire a quelle aziende che possono fare ricorso alla cassa integrazione ordinaria, che non erano soggetti a decreti da parte del governo, di poter iniziare la fase di trasformazione che ci chiedono i mercati, noi abbiamo necessità di staffette generazionali nelle imprese. Speriamo e auspichiamo che con questo nuovo governo si possa iniziare questa strada. Sul contratto espansione leggo che c’è una riflessione, speriamo che si vada nella direzione di assumere, di rispondere alle esigenze di giovani e donne che stanno pagando il prezzo più alto in questo momento”.
Sul Recovery Fund per il presidente di Confindustria il governo Draghi deve recuperare il tempo perduto. “Il fatto che mancano 4 settimane e il piano ancora non è stato presentato dà la dimensione che forse avevamo ragione rispetto alle tempistiche e alle modalità con cui si stava lavorando, oggi – ha affermato Bonomi – il governo Draghi deve recuperare il tempo perduto, non è facile. Ma la vera sfida del piano è fare le riforme strutturali di cui abbiamo bisogno e senza le quali non avremo uno stato moderno ed efficiente per affrontare le sfide del futuro. Le risorse ci sono, oggi dobbiamo avere la capacità e la volontà politica di risolvere quei nodi strutturali che hanno sempre bloccato il paese. Oggi non ci sono più scuse, le riforme vanno fatte”.
Bonomi ha, infine, auspicato un cambio di passo nella campagna vaccinale. “Credo – ha detto il presidente degli industraili – che sia necessario in Europa un cambio di passo nella gestione della campagna vaccinale, le scelte effettuate all’inizio ci hanno penalizzato. Oggi i vaccini stanno sostituendo le testate nucleari, stanno diventando un tema geopolitico. Gli Usa sono forti, Cina e Russia hanno sviluppato delle loro capacità importanti, l’Europa si è trovata impreparata e deve recuperare perché stiamo uscendo dalla crisi con delle velocità diverse e l’Europa non può permettersi in questo momento di uscire in maniera rallentata dalla crisi economica. O l’Europa lavora con una capacità di industria continentale o saremo schiacciati dalle grandi potenze”.