(Teleborsa) – Attualmente la Banca centrale europea sta conducendo una “ricognizione” sull’euro digitale e anche quando sarà completata, a metà anno, l’eventuale decisione di procedere non sarà definitiva, in quanto “l’unico obiettivo sarà quello di predisporre le condizioni tecniche, organizzative e legali per essere eventualmente in grado di emettere una valuta digitale”. È quanto affermano Fabio Panetta, l’esponente italiano del Comitato esecutivo della Bce, che ha la delega sul tema, e Ulrich Bindse il, direttore generale su Infrastrutture di mercato e pagamenti, in un articolo del blog dell’istituzione in cui cercano di rassicurare quelli che definiscono “dubbi” su questo progetto. L’euro digitale richiederà, dunque, ancora tempo e la decisione circa l’effettiva emissione sarà presa in una fase successiva.
“Il dibattito sull’euro digitale è viziato da tre percezioni errate. La prima – proseguono Panetta e Bindse – è che la Bce intenderebbe eliminare il contante, anche al fine di imporre, per motivi connessi con l’attuazione della politica monetaria, una remunerazione fortemente penalizzante ai detentori dell’euro digitale. La seconda è che la moneta digitale si rifletterebbe negativamente sull’attività di intermediazione creditizia. La terza è che l’euro digitale sarebbe basato su un modello di attività non sostenibile”.
I preparativi sull’euro digitale hanno mostrato una improvvisa apparente accelerazione, anche mediatica, sul finale dell’estate. Di fatto sembrano aver ricevuto un impulso dalla crisi pandemica e, forse, dal timore che lo slancio di altre giurisdizioni in particolare la Cina, su valute ufficiali digitali possa creare ricadute anche sui pagamenti nell’area euro. Il fatto che paesi come la Cina possano utilizzare una eventuale valuta digitale – che Pechino ha già iniziato a sperimentare a livello locale – anche per aumentare ulteriormente i già stringenti strumenti di controllo sulla popolazione potrebbe aver contribuito a non rassicurare alcuni nelle democrazie occidentali. Lunedì scorso, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha affermato che la Banca centrale Usa non ha fretta di creare un dollaro digitale. Per Powell bisogna valutare la sua necessità, i pro e i contro e, comunque, per il via libera servirebbe una legge di autorizzazione da parte del Congresso.
“Le analisi in corso si basano sul presupposto che l’euro digitale affiancherebbe il contante, senza sostituirlo – sottolineano Panetta e Bindse –. I nostri programmi non prevedono l’eliminazione delle banconote, come è stato più volte ribadito dalla presidente Christine Lagarde e da altri membri del Comitato esecutivo, anche alla luce del fatto che le banconote in euro hanno corso legale in base alla normativa europea. Per di più, la Bce e la Commissione europea son già oggi impegnate affinché il contante continui a essere ampiamente utilizzato nei pagamenti al dettaglio”. Il timore che la Bce possa utilizzare l’euro digitale per spingere la remunerazione della moneta verso valori fortemente negativi è pertanto immotivato. “Data la disponibilità di banconote, – aggiungono – i cittadini potranno continuare a detenere moneta a un tasso di interesse pari a zero, e non potranno quindi essere danneggiati dall’introduzione dell’euro digitale. L’obiettivo dell’euro digitale è quello di offrire ai consumatori la possibilità di utilizzare la moneta della banca centrale per effettuare pagamenti in forma digitale. Si tratta di un obiettivo che non ha nulla a che fare con la politica monetaria”.
In tale scenario la preoccupazione che l’euro digitale possa provocare un deflusso di depositi è anch’essa ingiustificata. “L’attività di intermediazione creditizia svolta dal settore privato, sia per il tramite sia delle banche, sia dei mercati, – spiegano Panetta e Bindse –svolge una funzione cruciale nel nostro sistema economico. Non abbiamo quindi alcuna intenzione di ridisegnare la struttura del sistema finanziario europeo”.
Secondo gli esponenti della Bce, il dibattito pubblico dovrebbe invece concentrarsi sui rischi che insorgerebbero qualora l’istituzione decidesse di non introdurre l’euro digitale. “Ad esempio, l’Europa – affermano – potrebbe trovarsi in futuro in una situazione in cui l’offerta di servizi di pagamento sia dominata da operatori esteri quali i giganti tecnologici globali, in grado di offrire su larga scala forme di moneta artificiali. Una tale situazione potrebbe accentuare la vulnerabilità. Prepararsi all’euro digitale rappresenta quindi un modo per tutelare l’autonomia dell’Europa e per evitare scenari indesiderati. Questi scenari non sono imminenti, ma bisogna essere pronti a contrastarli. L’obiettivo dell’euro digitale sarebbe pertanto quello di offrire ai cittadini uno strumento di pagamento innovativo, sicuro, reso stabile, dall’impegno in suo favore da parte di una banca centrale indipendente. Dovrà essere di facile utilizzo e ampiamente diffuso tra la popolazione. Tutto questo richiederà tempo. I nostri doveri nei confronti dei cittadini europei – concludono Panetta e Bindse – ci impongono di assicurare che la nostra moneta sia pronta per l’era digitale, mantenendo la sicurezza e l’affidabilità dei risultati al centro del nostro impegno”.