(Teleborsa) – La Commissione europea ha adottato un aggiornamento riveduto degli orientamenti sugli aiuti di Stato a finalità regionale, norme in base alle quali i Governi possono concedere aiuti alle imprese per sostenere lo sviluppo economico delle zone svantaggiate dell’Unione, garantendo al contempo parità di condizioni tra gli Stati membri. Questi nuovi orientamenti, annuncia l’UE tramite un comunicato, entreranno in vigore il primo gennaio 2022 e fino al 2027, con una revisione intermedia prevista per il 2023 sulla base di statistiche aggiornate che riflettano i recenti sviluppi economici e consentano alle regioni di uscire dalla crisi.
“Consentiranno agli Stati membri di aiutare le Regioni europee meno favorite a recuperare il ritardo e di ridurre le disparità in termini di benessere economico, reddito e disoccupazione”, ha commentato la vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager, responsabile della politica di concorrenza. “Questi obiettivi di coesione sono al centro della nostra Unione. Abbiamo inoltre dato agli Stati membri maggiori possibilità di sostenere le regioni che devono far fronte a difficoltà strutturali o di transizione, come lo spopolamento, per far sì che gli orientamenti contribuiscano pienamente alle transizioni verde e digitale, garantendo al contempo parità di condizioni tra gli Stati membri”.
Gli orientamenti prevedono una serie di adeguamenti mirati volti a semplificare e rispecchiare l’esperienza acquisita con l’applicazione delle norme precedenti, oltre che riflettere le nuove priorità politiche connesse al Green Deal europeo e alle strategie industriale e digitale dell’Unione.
Previsto un aumento della copertura complessiva degli aiuti a finalità regionale, che viene estesa al 48% della popolazione dell’Ue (a fronte di un precedente 47%) e un aggiornamento dell’elenco delle “zone a” assistite e delle “zone c predefinite” sulla base delle più recenti statistiche di Eurostat disponibili su PIL (2016-2018) e disoccupazione (2017-2019).
Invariati i criteri di assegnazione per le aree assistite che hanno dimostrato di funzionare bene nel periodo precedente. Al tempo stesso, si legge, gli Stati membri avranno maggiore flessibilità nello stabilire le cosiddette “zone c non predefinite” sulle carte: oltre ai criteri già in vigore, la Commissione ha introdotto una semplificazione per consentire agli Stati membri di attribuire facilmente la qualifica di “zona c non predefinite” alle zone di transizione giusta, che devono far fronte a particolari problemi per quanto riguarda la transizione.
Contengono un aumento delle intensità massime di aiuto per sostenere gli obiettivi del Green Deal europeo e della strategia digitale consentendo ulteriori incentivi agli investimenti nelle zone svantaggiate dell’UE. Inoltre, gli orientamenti prevedono diverse maggiorazioni dell’intensità di aiuto: per le regioni ultraperiferiche; per le zone di confine; per le zone di transizione giusta nelle zone più svantaggiate e per le zone in cui si registra un calo demografico. Anche le piccole e medie imprese (PMI) mantengono intensità massime di aiuto più elevate rispetto alle grandi imprese.
Vengono infinte mantenute solide misure di salvaguardia per impedire che gli Stati membri utilizzino fondi pubblici per la delocalizzazione di posti di lavoro da uno Stato membro dell’Ue a un altro, essenziale per una concorrenza leale nel mercato unico.
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