(Teleborsa) – “Voi avete gli orologi, noi il tempo”: riecheggia in queste ore, sinistra e beffarda, la citazione attribuita ad un combattente talebano più di dieci anni fa, indirizzato alle forze occidentali. Dopo vent’anni di missioni internazionali, Kabul, da ieri, è nelle mani dei talebani che hanno annunciato la rinascita dell’Emirato Islamico: sul pennone del Palazzo presidenziale sventola la bandiera bianca con una scritta nera che indica la testimonianza di fede dei musulmani.
Al termine di una giornata convulsa, caratterizzata dalla resa di fatto della capitale all’inarrestabile avanzata degli insorti, l’Afghanistan è ormai tornato nella morsa dei talebani. Dopo l’entrata di una testa di ponte nella città, apparentemente per avviare una trattativa e arrivare ad un governo transitorio, i fondamentalisti hanno sterzato verso la piena presa del potere mentre il presidente Ashraf Ghani ha lasciato il Paese. Per evitare “un bagno di sangue”, ha dichiarato. “I talebani hanno vinto… e ora sono responsabili dell’onore, della proprietà e della tutela dei loro connazionali”, ha affermato Ghani in una dichiarazione pubblicata su Facebook. Ghani si è detto convinto che “innumerevoli patrioti sarebbero stati martirizzati e la città di Kabul sarebbe stata distrutta” se fosse rimasto nel Paese.
I talebani hanno assicurato di essere entrati in città per garantire la sicurezza, ma Kabul è immediatamente finita nel caos con le strade completamente bloccate per la popolazione in fuga, sparatorie segnalate in città mentre diplomatici e civili stranieri prendevano d’assalto l’aeroporto della capitale.
“Sono profondamente preoccupata per le donne, le minoranze e i difensori dei diritti umani”, ha scritto l’attivista e premio Nobel per la pace pakistana, Malala Yousafzai. I talebani hanno assicurato di essere cambiati, e che stavolta rispetteranno i diritti delle donne e consentiranno loro l’accesso all’istruzione. Ma sono in pochi a crederci. Lo dimostra la fuga in massa da Kabul. Migliaia di persone si sono messe in strada, a piedi o in auto, alla ricerca di una via di fuga. Centinaia di afgani hanno raggiunto la Porta dell’Amicizia nella città di Chaman, al confine tra Afghanistan e Pakistan, molti portando solo una borsa con le loro cose dopo essere scappati dalle loro case.
Atteso per oggi il rientro degli italiani. “In questo momento il volo dell’aeronautica militare con a bordo i nostri connazionali è partito da Kabul”. Lo dice il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
“La situazione in Afghanistan è tragica, ma non abbandoneremo il popolo afghano”, ha ribadito allo Speciale Afghanistan su Radiouno Rai il ministro assicurando che dopo il ritiro dei militari italiani, “porteremo avanti progetti di cooperazione per tutelare i diritti delle donne, dei bambini e dei cittadini in genere”.
Intanto, l‘esercito americano assumerà il controllo del traffico aereo all’aeroporto, dove è stato traferito quasi tutto il personale diplomatico, incluso l’ambasciatore americano in Afghanistan Ross Wilson. “Nelle prossime 48 ore, avremo esteso la nostra presenza a quasi 6.000 militari” finalizzata esclusivamente “all’assunzione del controllo del traffico aereo”, afferma una nota del Pentagono e del Dipartimento di Stato.
Oggi si riunirà il Consiglio di sicurezza dell’ONU.