(Teleborsa) – Ad un anno dall’inizio della pandemia di COVID-19, che ha richiesto sacrifici in termini economici, sociali e di vite umane, è evidente che l’impatto sociale ed economico del virus ha colpito con particolare forza le donne. Lo ha affermato la Presidente della BCE Christine Lagarde, in occasione della Giornata internazionale della donna, ricordando che spesso le donne lavorano nei settori più colpiti dal virus, hanno contratti non stabili e molte donne hanno dovuto lottare per prendersi cura della famiglia mentre cercavano di mandare avanti la propria carriera.
Questi sviluppi rischiano di frenare i duri progressi compiuti in materia di parità di genere e chiedono di “ripristinare alcuni valori“, afferma Lagarde, spiegando la pandemia “ci ha aperto gli occhi sui punti deboli” della società, ma ha anche il “potenziale per cambiare le cose in meglio”.
Ricordando che lo squilibrio retributivo fra donne e uomini (in media il 14,1%) può essere superato con una maggiore partecipazione delle donne al lavoro, un’adeguata assistenza pubblica all’infanzia e accordi flessibili sull’orario di lavoro, Lagarde afferma che “il lavoro inizia a casa” e che la pandemia ha dimostrato che anche gli uomini possono “farsi avanti” e “liberare le donne” per consentire loro di realizzare le loro ambizioni.
“Il lavoro continua sul posto di lavoro”, sottolinea la Presidente della BCE, ricordando che un terzo dei 18 milioni di operatori sanitari e sociali che lavorano in UE è donna ed una quota simile lavora nell’istruzione, ma c’è anche bisogno di donne che lavorano nel campo della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica. “Una più forte rappresentanza delle donne in questi lavori meglio retribuiti – afferma – contribuirà a ridurre il divario retributivo di genere. Scegliamo di sfidare percorsi di carriera consolidati, per incoraggiare donne e ragazze ad avanzare dove troppo poche donne sono arrivate finora”.
“La pandemia ci ha mostrato il valore della leadership femminile“, prosegue Lagarde enumerando i numero della disparità di genere: sono donne solo il 18,5% dei capi di governo, non più di un terzo dei posti in Parlamento e nessuna donna è alla guida delle banche centrali dell’Area Euro. In ambito privato la percentuale di donne è altrettanto bassa: non più del 7,5% degli amministratori delegati delle più grandi società europee quotate.
“Alla BCE, abbiamo più che raddoppiato la quota di donne senior manager tra il 2013 e il 2019 e ora miriamo ad aumentare ulteriormente questa quota al 40% entro il 2026“, afferma la numero uno dell’Istituto di Francoforte, auspicando un cambio di paradigma che consenta di “uscire da questa pandemia con una società più forte, più equa e più sostenibile”.